Gli ultimi eventi politici disegnano un quadro molto chiaro su Matteo Salvini: buona parte dell’opinione pubblica in questo momento è schierata dalla parte del vicepremier leghista. Salvini sta vivendo una sorta di momento magico, un’infatuazione collettiva, un po’ come successo a ondate anche con Berlusconi e Renzi. Sono diversi, in effetti, i punti di contatto tra i tre leader. Senza dimenticare che l’opinione pubblica italiana è storicamente attratta dai leader carismatici e dalle personalità forti.
Ed ecco allora che in questo periodo storico è come se buona parte dei cittadini italiani fossero disposti a perdonare al segretario leghista qualsiasi cosa, anche circostanze che non perdonerebbe ad altri personaggi politici in posizione analoga. È come se si stia diffondendo l’idea che adesso è il turno di Matteo Salvini: “diamogli più poteri possibili e vediamo cosa sa fare”. Quanto sta accadendo a Salvini in passato succedeva con Silvio Berlusconi: tutti ricorderanno alcuni atteggiamenti che magari a livello internazionale erano criticabili perché goliardici. Ebbene, al tempo in Italia venivano letti quasi come dimostrazione di potere ed erano accettati dall’opinione pubblica.
Stesso discorso in parte è capitato a Matteo Renzi: c’è stato il momento, addirittura anche prima che diventasse presidente del Consiglio, in cui era riuscito a generare un feeling anche con un elettorato che non era il suo. E dunque era riuscito ad acquistare forte credito. Le esperienze passate avrebbero dovuto consigliare più cautela, ma invece a quanto pare lo “stai sereno” di Renzi a Letta non ha insegnato nulla né ha portato fortuna. C’è da dire, però, che il caso di Salvini diverge per un aspetto: il fratricidio non è avvenuto all’interno dello stesso partito. Ma non sappiamo, ad oggi, gli effetti che potrà avere l’essere il diretto responsabile della caduta di un Governo che, peraltro, ancora è in luna di miele con gli italiani, godendo di alte percentuali di gradimento. Senza dimenticare un altro aspetto cruciale: Salvini si può permettere di fare maggioranza e opposizione insieme proprio perché non è premier. Le cose cambieranno nel momento in cui dovesse diventare lui presidente.
CAOS A CINQUE STELLE. Discorso diverso, invece, proprio per i Cinque stelle: la leadership di Luigi Di Maio è stata “condannata” da una cattiva strategia di comunicazione sia personale che di Movimento – dal mandato zero fino alle foto scattate di vita privata dello stesso Di Maio –, che ha avuto un effetto sull’opinione pubblica diametralmente opposto rispetto a Salvini. C’è da dire, però, che determinante è stato il differente elettorato di riferimento: ruolo-chiave ha giocato quello di centrodestra che, orfano di un leader forte come Berlusconi, ha trovato in Salvini una declinazione credibile. E al tempo stesso Salvini è stato in grado di modificare la sua narrazione: ha eliminato la parola “Nord” dalla Lega ed è riuscito a porsi come nuovo rispetto al passato, nonostante parliamo del partito più longevo oggi esistente.
CRESCE MELONI, MALE IL PD. Resta, poi, il Pd che vive ancora una situazione a dir poco ingarbugliata: si potrebbe dire che la forza politica guidata da Nicola Zingaretti ha un modo creativo di fare opposizione. Eppure questo sarebbe un periodo ottimo per puntellare, anche da un punto di vista valoriale, alcune posizioni. Per quanto riguarda Forza Italia, invece, la questione è da leggere col nascente partito di Giovanni Toti. Ma anche qui la questione è ad oggi poco leggibile: ancora difficile da decifrare sono le anime che si muovono all’interno del movimento politico di Giovanni Toti, anche perché da quello che pare troppo simbiotico con il partito di Silvio Berlusconi. Caso interessante, invece, è quello di Giorgia Meloni che è riuscita a staccarsi dall’ombra di Salvini: il gruppo di comunicazione ha capito che, piuttosto che rincorrere il Carroccio, bisognava far proprie alcune battaglie storiche di Alleanza Nazionale. E, non a caso, da mesi Fratelli d’Italia sta progredendo nei sondaggi.