Il riscaldamento globale causato dall’uomo farà aumentare la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo, pregiudicando la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari. A pagarne le conseguenze saranno soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia, con guerre e migrazioni. Ma anche il Mediterraneo è ad alto rischio di desertificazione e incendi. E quanto prevede il rapporto “Cambiamento climatico e territorio” del comitato scientifico dell’Onu sul clima, l’Ipcc.
“Il quadro descritto oggi dal rapporto speciale dell’IPCC – ha commentato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa -, che completa il grave scenario descritto dal precedente rapporto del 2018 che prevedeva l’aumento di 1,5 gradi dai livelli pre industriali, aggiungendo informazioni dettagliate sulle questioni relative al territorio, ci impone senza ombra di dubbio di intensificare urgentemente le azioni di mitigazione e adattamento dei cambiamenti climatici in tutto il mondo”.
“Non smetterò mai di ripeterlo – ha aggiunto Costa – serve un maggiore impegno globale per intensificare gli sforzi. Per questo, come Paese continueremo a insistere con impegno nella trattativa con l’Europa per ottenere l’obiettivo zero emissioni nette di gas serra entro il 2050 e tagliare le emissioni di almeno il 40% nel 2030. Inoltre questo Governo – ha continuato il ministro – ha messo il tema della lotta al dissesto idrogeologico tra le sue priorità, varando il decreto Cantiere Ambiente e dando via al Piano Marshall e al Piano stralcio sul dissesto idrogeologico, allo scopo di avviare azioni che garantiscano la sicurezza dei territori e delle popolazioni contro l’intensificarsi degli eventi climatici estremi che sono sempre più intensi”.
“Agire adesso è fondamentale – ha concluso il ministro dell’Ambiente -, perché come ricorda il Rapporto IPCC: azioni tempestive possono portare sia benefici immediati che duraturi nel tempo e soprattutto, agire rapidamente sara’ molto meno costoso rispetto ad intraprendere azioni più avanti. Quella del tempo è dunque una questione cruciale: non abbiamo più scuse, bisogna farlo subito”.
Lo scorso anno l’Ipcc aveva già avvertito che a causa della mancata riduzione delle emissioni dei gas serra, già nel 2030 il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di +1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Il rapporto diffuso oggi si concentra sul rapporto fra il cambiamento climatico e il territorio, studiando le conseguenze del riscaldamento su agricoltura e foreste. E’ stato preparato da 66 ricercatori da tutto il mondo, fra i quali l’italiana Angela Morelli. Anche con un riscaldamento globale a 1,5 gradi dai livelli pre-industriali (l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi del 2015), l’Onu valuta “alti” i rischi da scarsità d’acqua, incendi, degrado del permafrost e instabilità nella fornitura di cibo. Ma se il cambiamento climatico raggiungerà o supererà i 2 gradi (l’obiettivo minimo di Parigi), i rischi saranno “molto alti”.