L’ultimatum c’è ma è da leggere tra le righe del discorso di Matteo Salvini, tenuto questa sera a Sabaudia davanti ad una folla plaudente. Infatti se il matrimonio con i grillini, vero nodo del giorno, sia ormai storia del passato o se rappresenti ancora il futuro del Paese non è stato chiarito direttamente dal leader leghista. Anzi sibillino e in conclusione del suo personalissimo show, sostanzialmente ha lasciato capire che il giorno del giudizio sarà lunedì: “Nelle prossime ore si chiariranno varie situazioni.
Domani sera sarò a Pescara, se non succedono robe strane nel frattempo. E dopo la Sicilia saremo a Roma magari per fare qualche chiacchierata, ci siamo capiti…”. Una chiara allusione al fatto che in quel giorno ci sarà una discussione con l’alleato grillino, probabilmente su un possibile mini rimpasto, che a suo dire negli ultimi mesi ha rallentato non poco le iniziative della Lega e quindi quelle del Governo. Del resto che il suo discorso sia stato indirizzato a Luigi Di Maio, più che ai tanti presenti, era evidente già dalle prime battute: “Non sono fatto per le mezze misure, o facciamo cento, o si vota. Star lì a scaldare la poltrona non fa per me. Sono tre giorni che non dormo. Quando sentì la responsabilità sulle spalle non è semplice. Avete la mia parola, quello che farò sarà nell’interesse del nostro Paese”.
LA PIAZZA GREMITA. Eppure l’intervento di Salvini, preannunciato da ore prima come il momento per un annuncio imperdibile, era iniziato come il più classico degli appuntamenti elettorali. La piazza gremita, il palco illuminato a festa e, mentre saliva le scale del palco, la colonna sonora “Nessun dorma”, ossia la celebra opera della Turandot di Giacomo Puccini. La prima battuta, forse un po’ inaspettatamente, è stata all’indirizzo degli alleati: “Non mi uscirà mai una parola negativa su Di Maio o Conte”. Da qui ha avuto inizio uno show, con tanto di invito ai giornalisti ad attendere il loro turno per avere le risposte che tutti gli italiani attendevano, con l’elenco di ciò che è stato fatto e ciò che andrà fatto in futuro per il Paese. Il tutto condito da una lunga sfilza di battute, non ultima quella in cui ha raccontato: “è vero che sono ingrassato ma si sa, uomo di panza, uomo di sostanza”.
PROGRAMMA DA RIFARE. Ma non si è trattato di un appuntamento goliardico e nemmeno dell’occasione per fare pace con gli alleati. Anzi Salvini che conosce l’arte della politica ha usato questo evento mediatico per riscrivere l’agenda di Governo, cancellando tutti i punti a lui sgraditi. Si va dalla riforma della Giustizia che deve prevedere, oltre alla separazione delle carriere, anche che “se un giudice sbaglia, deve pagare come ogni cittadino al mondo” perché viviamo “in una repubblica giudiziaria dove un processo dura troppo e non si può giocare con la vita delle persone”. Uno dopo l’altro i punti del programma grillino vengono presi a picconate dal Capitano che, come già detto in passato, intende “smantellare il codice degli appalti” e cancellare la norma sull’abuso d’ufficio “perché i sindaci così hanno paura a fare”. Ma l’affondo più grande arriva alla fine quando, ironizzando sul cavallo di battaglia grillino del reddito, ha spiegato: “Non si possono garantire reddito di cittadinanza a tutti e salario minimo, prima bisogna dare lavoro, creare ricchezza, sennò cosa ridistribuisci?”.