L’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, ha deciso di ricusare i giudici della sezione feriale penale della Cassazione nell’ambito del processo che lo vede imputato per truffa ai danni dello Stato insieme all’ex leader del Carroccio Umberto Bossi, per la vicenda dei rimborsi elettorali. L’istanza di ricusazione presentata oggi di fatto blocca la possibilità per la Suprema Corte di emettere una sentenza prima che un altro collegio si pronunci per sciogliere tale nodo.
Il processo riguarda i ricorsi presentati dalla procura generale di Genova e dagli imputati (tra i quali anche 3 ex revisori dei conti) contro la sentenza d’Appello, emessa a Genova nel novembre dello scorso anno, con quale Bossi fu condannato a un anno e 10 mesi e Belsito a 3 anni e 9 mesi e fu confermata la confisca di 49 milioni di euro nei confronti della Lega. La procura generale di Genova ha impugnato la sentenza relativamente alla riqualificazione del reato – da truffa ad appropriazione indebita di erogazioni ai danni dello Stato – riconosciuta in appello ai tre revisori dei conti Stefano Aldovisi, Diego Sanavio e Antonio Turci, le cui pene erano state quindi sostanzialmente ridotte.
Formalizzata l’istanza di ricusazione il processo riprenderà ma al termine del dibattimento non ci sarà la camera di consiglio, poiché un altro collegio della Cassazione dovrà pronunciarsi preliminarmente sulla ricusazione. In questi casi – spiegano i difensori degli imputati – le istanze delle parti sospendono la prescrizione, che contrariamente sarebbe scattata l’8 agosto.