Che altro deve accadere per restituire agli italiani le concessioni regalate ai signori delle autostrade? È caduto il ponte di Genova, c’è stata la strage di Acqualonga (40 morti ad Avellino), cavalcavia crollati, manutenzioni approssimative e carreggiate non riasfaltate… chilometri di motivi per dire basta a quello che è uno scandalo al sole, tanto invisibile quanto sotto gli occhi di tutti.
Con l’avvicinarsi della prima ricorrenza del disastro del Morandi è però il momento di scoprire le carte e vedere se in questo Paese contano di più i cittadini o i colossi economici, con le loro corti di avvocati e lobbisti. Ieri l’autorità anticorruzione ha fornito un dato impressionante: solo il 2% delle manutenzioni programmate viene effettivamente realizzato, e questo vuol dire che chi ha in gestione le autostrade – per inciso costruite con i soldi degli italiani – da un lato si mette in tasca più utili e dall’altro lascia degradare le opere, ben sapendo che così diventano pericolose.
Il sistema delle concessioni fu costruito per dare respiro alle casse pubbliche e togliere allo Stato imprenditore un lavoro che non sapeva fare. Dal cilindro della Sinistra a quell’epoca al Governo vennero fuori però alcuni fortunati, con in testa i Benetton, e condizioni economiche incredibilmente a loro favore. Ora quei privilegi vanno restituiti, e non c’è scambio con Alitalia che regga. Poi si rifaranno le gare, e i Benetton potranno pure rivincerle, ma questa volta pagando allo Stato il giusto. E con le manutenzioni che servono.