Produrre ricchezza dalla sporcizia a Roma sembra impossibile. E altrettanto difficile sembra gestire i rifiuti della Capitale nel territorio comunale. Anche quando sul piatto c’è un progetto milionario. L’ennesimo flop nell’ecobusiness romano arriva con l’utilizzo delle potature degli alberi, che dovevano servire a produrre energia. Il piano messo a punto durante la consiliatura di Gianni Alemanno è naufragato, la Regione Lazio ha revocato il tesoretto che aveva messo sul piatto, fatto di circa 12 milioni di euro, e il Tar ha bocciato il ricorso del Campidoglio, confermando le scelte fatte dall’ente presieduto da Nicola Zingaretti.
Il 9 marzo 2010 il Comune di Roma e la Regione avevano sottoscritto un accordo per portare avanti il “Progetto biomasse”. L’Università di Tor Vergata avrebbe dovuto realizzare un impianto di valorizzazione energetica e le potature degli alberi della capitale sarebbero state trasformate in energia, con un progetto che avrebbe dovuto sviluppare l’Ama.
Il Campidoglio si è però limitato a potare gli alberi, l’Università non ha costruito alcun impianto e le potature sono finite in minima parte nell’impianto di compostaggio di Maccarese e il resto è stato spedito a Termoli, in Molise. Altro che filiera corta dei rifiuti alla base dell’accordo. La Regione ha quindi revocato prima in parte e poi del tutto i fondi. Il Comune ha impugnato i provvedimenti, sostenendo che gli alberi erano stati comunque potati. Una difesa debole, che non ha fatto breccia al Tar. Ricorso respinto e finanziamenti addio.