“Se i parlamentari del Partito democratico facessero un giro in mezzo ai cittadini, partorirebbero idee ben diverse da alleanze impossibili con i Cinque Stelle”. Prola della deputata M5S, Fabiana Dadone.
Eppure nel Pd continuano a litigare proprio su un’ipotetica alleanza con i 5 Stelle che Di Maio ha già escluso. Il fatto che tra i sostenitori dell’intesa ci sia anche Zanda, autore del ddl per reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti, che effetto le fa?
“Il Pd ha fatto solo danni, ora cerchi di pensare alle vere priorità del Paese. Se i parlamentari del Partito democratico facessero un giro in mezzo ai cittadini, forse riuscirebbero a partorire idee ben diverse da alleanze – per noi impossibili – con il Movimento o proposte di legge assurde. Ma non ce la fanno, è più forte di loro”.
Dopo il Russiagate è riesploso anche il caso Siri con nuove intercettazioni nelle quali Arata indicava i Cinque stelle come “i rompicoglioni” che si mettevano di traverso. Un’altra vicenda su cui la Lega e Salvini dovrebbero chiarire?
“Se rompere le scatole significa dire no, con i fatti, ad ogni forma di malaffare, dai semplici intrallazzi alla criminalità organizzata, ne siamo fieri e continueremo a farlo sempre. Valori come legalità, giustizia, lotta anticorruzione fanno parte del nostro ‘corredo genetico’: il Movimento è questo, ed è chiaro a tutti”.
Sul caso Arata, peraltro, pende il sospetto di pesanti intrecci con ambienti mafiosi di primo piano. Un intreccio che alcune riforme targate M5S hanno provato a spezzare. Non teme che i vostri elettori facciano sempre più fatica a comprendere l’alleanza con la Lega?
“I nostri elettori sanno cosa stiamo facendo in tema di lotta antimafia. Desecretazione di centinaia di atti raccolti dalla Commissione parlamentare Antimafia dal ’63 al 2001; riforma, approvata recentemente, che potenzia la norma contro il voto di scambio politico-mafioso. Spazzacorrotti, inserimento dell’antimafia come materia di studio a scuola. La legalità rimane al centro della nostra agenda”.
Il ministro Fraccaro è stato chiaro: aprire la crisi ora vorrebbe dire assumersi la responsabilità del naufragio di riforme, come il taglio dei parlamentari, attese da decenni. Condivide quest’analisi?
“Eliminare gli sprechi e ridurre i costi della politica, lo abbiamo detto e lo stiamo facendo veramente. Restituzioni sulle indennità parlamentari (finora più di 80 milioni di euro), abolizione dei vitalizi alla Camera e al Senato con un risparmio di circa 250 milioni per la legislatura, restituzioni al bilancio dello Stato da quello della Camera per 185 milioni tra il 2018 e il 2019, sono solo alcuni esempi. Con il Tagliapoltrone si parla di un risparmio di 500 milioni nei cinque anni. È un altro tassello di questo puzzle, ma è anche un modo inedito di intervenire sulla Costituzione: riforme di sostanza, ma senza buttare dentro tutto. Chirurgicamente e non con frullati alla Renzi”.
A proposito di riforme, di rilievo costituzionale sono anche le discusse intese sulle Autonomie regionali sulle quali le distanze con la Lega sembrano insanabili. Su quali basi crede si possa trovare una sintesi?
“L’autonomia si fa, al 100%. Ma senza penalizzazioni per le regioni del Sud, sarebbe inaccettabile. E a qualcuno dico: le battute sui ‘terroni’ meglio risparmiarsele, ricordano il cattivo gusto usato da certi eurocrati a proposito dell’Italia”.