Gli inquirenti lavorano sotto traccia. A Milano, i pm titolari dell’inchiesta sul Russiagate, stanno leggendo i documenti sequestrati nelle perquisizioni scattate nei confronti dei tre indagati per corruzione internazionale, il presidente dell’associazione Lombardia-Russia, Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e Francesco Vannucci. I tre italiani presenti all’incontro del 18 ottobre scorso all’Hotel Metropol di Mosca per trattare sui presunti finanziamenti del Cremlino alla Lega.
NUOVO FRONTE. Ma è anche sui partecipanti alla cena del 17 ottobre, la sera prima, che si concentrerebbe l’attenzione dell’aggiunto Fabio De Pasquale e dei sostituti Sergio Spadaro e Gaetano Ruta. Cena alla quale presero parte il vicepremier Matteo Salvini, lo stesso Savoini, il presidente di Confindustria Russia e manager Eni in Russia, Ernesto Ferlenghi, e Luca Picasso, direttore di Confindustria Russia. E non è escluso che la Procura disponga l’audizione di alcuini testimoni a conferma dell’incontro. Da ambienti giudiziari, piuttosto abbottonati su un’inchiesta che si preannuncia lunga e complessa, si lascia intendere che ora l’attenzione si concentra sul reato e dunque il focus principale non è il Carroccio.
Nessuna conferma, invece, che l’audio abbia un’origine italiana, anche se rimane l’ipotesi più probabile. Così come resta da chiarire se l’affare legato alla compravendita di petrolio – il 4% della valore della transazione, circa 65 milioni, sarebbe dovuto andare al Carroccio – si sia o meno concluso. Sebbene i protagonisti della vicenda lo escludano, le indagini puntano a ricostruire presunti flussi di denaro legati proprio all’operazione. Non ci sarebbero al momento altri interrogatori in programma, ma l’attenzione degli inquirenti si concentrerebbe sul “materiale interessante” sequestrato nei giorni scorsi nelle perquisizioni eseguite nei confronti degli indagati.