Attraverso interviste, dirette facebook, cinguettii o note, i due alleati di Governo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, non hanno ieri perso occasione per fronteggiarsi aspramente. Il capo politico dei Cinque Stelle avrebbe riunito i suoi per dire: “Siamo stati colpiti alle spalle”. L’accusa di Salvini al Movimento di essere “al Governo insieme col Pd, per ora a Bruxelles” non va giù a Di Maio. Contro cui tra l’altro i dem annunciano querela per essere stati definiti “il partito di Bibbiano”. La Lega non tollera che i grillini abbiano votato il presidente della nuova Commissione europea assieme a Renzi e Berlusconi? Bene, replica Di Maio, allora se la prendano anche con i loro amici sovranisti, i polacchi di Kaczynski e gli ungheresi di Orban, che l’hanno votata. Perché non definire anche loro amici del Pd? La verità, accusa Di Maio, è che “c’era un accordo per cui la Lega avrebbe votato Ursula Von der Leyen in cambio di un Commissario. Hanno capito che non lo avrebbero avuto e si sono ritirati”.
E ancora: “Qui si attacca il M5S per fare notizia e coprire il caso dei fondi russi ma questa è una falsità volgare. Se vogliamo seguire questo schemino di Salvini, chi è al governo con Berlusconi, in tutte le Regioni, è la Lega. Chi sta al governo con Renzi sull’affossamento del salario minimo, sul Tav, su Radio Radicale, ovvero ‘Radio Soros’, è sempre la Lega. Se Salvini vuole la crisi non la minacci ogni giorno, lo dica chiaramente”. Replica Salvini: “Stiamo al governo per chiedere le cose che gli italiani ci chiedono di fare, non per rispondere agli insulti. Se dovessimo andare avanti ancora così non ci sto per occupare una poltrona”. Il leader della Lega minaccia: se su manovra, giustizia e autonomia arrivassero altri tre no, lascio.
Ma Di Maio fa sapere che è pronto a tagliare il cuneo fiscale, a eliminare una tassa odiosa come il bollo auto, ad aumentare il salario ai lavoratori. Che sulla giustizia è al lavoro il ministro Cinque Stelle Alfonso Bonafede e che sull’Autonomia è pronto ad andare avanti purché prevalga il buon senso. Oggi Salvini non sarà né al Consiglio dei ministri né al vertice sull’Autonomia. In una nota specifica che le motivazioni sono da ricercare in “altri impegni” e non nella perdita di fiducia a livello personale nell’alleato di cui ha però parlato: “Quando ci sono state vicende che hanno toccato i 5S non sono mai entrato nel merito, perché mi fido di chi governa con me. Sarebbe bello che si fidassero di me anche loro”.
Eppure Di Maio è stato chiaro: “Se avessi il minimo sospetto che la Lega ha preso soldi dalla Russia non starei al Governo con loro. Il punto è che se il Parlamento chiama bisogna andarci. Devono metterci in condizione di difenderli”. “Ci andrò, ci andrò”, bofonchia Salvini senza dare indicazioni sul quando e sul come. Di Maio non concede spazi al suo socio neanche sul suo campo: “La confisca immediata delle navi delle Ong che violano le nostre leggi speculando sulla pelle dei migranti è nel decreto sicurezza bis grazie al M5S”. Il Governo cadrà? La crisi di Governo “non c’è e non ci sarà”, perché “questo è l’unico Governo possibile”, risponde Di Maio. Ai cronisti che gli fanno notare che la finestra per votare si sta per chiudere Salvini replica: “La finestra è sempre aperta. Oltre questo Governo ci sono solo le elezioni”. Da quella finestra spirano venti di crisi ma i due hanno più di una volta dimostrato di essere duri a morire.
In mattinata, ospite di Agorà Estate, Di Maio ha detto di escludere “che possa esserci una crisi mi hanno sempre insegnato male non fare paura non avere: abbiamo da realizzare riforme importanti” precisando che “l’unica cosa che dico è che è meglio vedersi, anziché parlarsi, è giusto che ci incontriamo, chi chiariamo e andiamo avanti, oggi, perché oggi c’è il consiglio dei ministri ed il tavolo autonomia”.
“Se avessi sospetti su Salvini non sarei al governo” ha poi aggiunto il leader M5S. “Credo che i cittadini vogliano sapere che cosa succede sulle tasse – ha aggiunto -, sul costo del lavoro, sul canone Rai sulla sanità. Portiamo ai cittadini soluzioni non problemi”. Sul salario minimo, ha detto ancora il vicepremier pentastellato: “Durigon mi permetta di dire che è semplice affermare se si guadagnano 13 mila euro al mese non facciamo una legge per chi guadagna 2 o 3 euro l’ora: ma il salario minimo è anche nel programma della Lega. Io dico solo facciamo la legge di bilancio con il salario minimo e la riduzione del cuneo fiscale”.