E’ Ursula von der Leyen la prima donna della storia alla guida della Commissione Ue. Il ministro della Difesa tedesco ha ricevuto all’Europarlamento 383 voti a favore a fronte del minimo previsto di 374. A dispetto di quanti sostenevano che la sua maggioranza potesse essere stravolta con uno spostamento a destra verso l’area sovranista, a portarla alla guida della Commissione hanno concorso, pur con dei distinguo, i voti di socialisti e liberali. Determinanti i 14 sì dei Cinquestelle, conquistati con gli impegni sul salario minimo e la difesa del welfare. E messi subito nel mirino dalla Lega, compatta per il no con il suo gruppo di riferimento, i sovranisti di Identità e Democrazia: “È gravissimo il voto europeo: von der Leyen passa grazie all’asse Merkel, Macron, Renzi, 5 Stelle”. Il Carroccio alla fine ha deciso di non dare il suo appoggio, diversamente da quanto aveva auspicato il premier Giuseppe Conte.
CARROCCIO ININFLUENTE. “Programma troppo spostato a sinistra”, ha sentenziato l’eurodeputato leghista Marco Zanni. Eppure in ballo per il partito di Matteo Salvini c’era un posto di commissario, con un portafoglio di peso (Concorrenza, Industria o Agricoltura) per il quale il candidato prescelto rimane il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Ma forse la Lega non ha avuto adeguate rassicurazioni. Come ha lasciato intendere lo stesso Zanni in un’intervista a La Stampa. Ora per Salvini sarà più difficile pensare di avere un commissario leghista che lavori con un presidente che non ha “meritato” la sua fiducia. E difficile anche per Conte, che garantisce in una nota che von der Leyen potrà contare sul Governo italiano, perorare la causa di una personalità della Lega.
Formalmente Salvini aveva battuto i pugni sul tavolo solo per l’immigrazione: “Vedremo se confermerà questa volontà di contrastare scafisti e trafficanti, altrimenti se la votano loro”, aveva dichiarato a poche ore dal voto. Von der Leyen ha fatto una precisa scelta di campo con la decisione di spedire due lettere ai socialisti-democratici e ai liberali di Renew Europe. E con il suo discorso ha cercato di sedurre la componente socialista e liberale dell’emiciclo e di puntare sulle forze europeiste. “L’Europa va rafforzata. Chi la vuole far fiorire mi avrà dalla sua parte, chi vuole indebolirla troverà in me una dura nemica”, è stato il suo motto. Concessioni anche sul clima che non sono bastate a convincere i Verdi e la Sinistra Unita.
Il programma di von der Leyen si basa su difesa dello stato di diritto e dell’ambiente, riforma di Dublino, proroga di Brexit, flessibilità dell’applicazione delle regole del Patto di Stabilità, tassa digitale ai giganti tecnologici. Sì al dovere di salvare vite in mare, ridurre l’immigrazione irregolare, preservare il diritto di asilo, migliorare la situazione dei rifugiati, fornire aiuto agli Stati membri che subiscono maggiore pressione per posizione geografica. Von der Leyen ha chiesto che le decisioni di politica estera siano prese dal Consiglio a maggioranza qualificata e non all’unanimità. E ha ribadito di voler presiedere un esecutivo composto in modo paritario da uomini e donne. “Voglio una Commissione che lavori per rafforzare l’Europa”, ha detto rispondendo a chi le chiedeva se accetterà dei commissari euroscettici proposti da governi populisti come in Italia. Non proprio musica per le orecchie di Salvini.