Ancora furbetti del cartellino, tra il Cardarelli di Napoli e l’ospedale San Giacomo di Monopoli, in provincia di Bari, finiscono ne guai oltre 100 tra medici, dipendenti e infermieri. Nel caso del Cardarelli risultavano al lavoro ma in realtà, dopo aver timbrato andavano altrove. Ora sono indagati, per truffa ai danni dello Stato in 62 nell’ambito di un’inchiesta che ha coinvolto, in una prima fase, 9 centralinisti e successivamente altri 54 impiegati. In un caso, documentato dalle telecamere nascoste dai carabinieri, un minorenne avrebbe addirittura timbrato al posto degli indagati.
Tra gli assenteisti figurano anche due medici: uno in servizio in pneumologia e l’altro in oncologia. In quest’ultimo reparto, mediamente, mancavano 8-9 dipendenti al giorno. Una situazione, hanno sottolineato gli investigatori, che ha reso quella sezione molto meno efficace. Sguarnito, o quasi, è risultato anche il centralino. Tra gli indagati anche un sindacalista e il consigliere di un Comune del Napoletano. L’inchiesta – che riguarda gli anni tra il 2014 e il 2017 – ha preso spunto da un’altra attività investigativa, che risale a qualche anno fa, incentrata sulla turnazione autonoma dei lavoratori del centralino del Cardarelli. Da quanto emerso i dipendenti passavano nel rilevatore di presenze 2-3 badge alla volta. Talvolta entravano in servizio mentre in altre occasioni abbandonavano il posto di lavoro.
Per quanto riguarda l’ospedale San Giacomo di Monopoli, i carabinieri hanno arrestato 13 persone ed eseguito provvedimenti di obbligo di dimora nei confronti di altri 20 dipendenti. Anche in questo caso sono tutti indagati per concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato commessa in violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio, false attestazioni e certificazioni sulla propria presenza in servizio commesse da dipendente della pubblica amministrazione, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e peculato. Sono oltre 660 le ore di servizio sottratte all’ospedale da medici, infermieri e operatori tecnici che, da ottobre 2018 a gennaio 2019, si sarebbero assentati dal posto di lavoro per andare a fare acquisti, al bar o nelle case al mare. Con le loro condotte i 46 indagati, 13 dei quali destinatari di misure cautelari degli arresti domiciliari e 20 dell’obbligo di dimora, avrebbero causato anche un danno economico alla Asl di Bari, quantificato in 25 mila euro.