Quando due mesi fa a Palazzo Chigi era stato approvato il disegno di legge voluto dal ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, per riformare la magistratura onoraria, aveva subito iniziato a serpeggiare un notevole malumore tra gli oltre quattromila giudici di pace, pm e giudici onorari che lavorano nelle Procure e nei Tribunali italiani. Avevano avuto ben altre promesse. Si aspettavano di più, dopo lunghi anni di precariato, e speravano soprattutto in uno strumento più rapido per arrivare a una norma utile a farli lavorare con un minimo di serenità. Visto che proprio quel disegno di legge, dopo due mesi, non è stato neppure depositato in Parlamento, dove dovrà essere discusso ed eventualmente approvato, il malumore si però ora trasformato in rabbia. I magistrati onorari sono così tornati a incrociare le braccia. Sono in sciopero fino a domani. Questa settimana stanno facendo saltare migliaia di processi civili e penali. E sono tornati a contestare la stessa riforma Bonafede, indicandola come una proposta non seria, criticando aspramente il limite di tre giorni a settimana di lavoro per le toghe onorarie, e definendo il trattamento economico e previdenziale previsto “squalificante”. Bonafede due mesi fa aveva affermato di aver fermato “lo tsunami che avrebbe comportato la riforma Orlando”. Ma secondo le organizzazioni che rappresentano pm e giudici onorari tra le due riforme non c’è grande differenza.
23/11/2024
19:06
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