Non basta nominare un ministro e stanziare un centinaio di milioni di euro per aiutare realmente le famiglie italiane. Soprattutto quando i fondi destinati a contrastare la crisi demografica, a sostenere maternità e paternità, a prendersi cura degli adolescenti e ad alleviare le sofferenze dei disabili vengono gestiti malissimo, senza una programmazione efficiente, e finiscono in larga parte solo a coprire le spese delle strutture incaricate di occuparsi di tali politiche.
Mentre l’Istat lancia l’allarme sull’ennesimo calo delle nascite, con l’Italia che segna un record negativo non essendo mai stati dal 1861 così pochi i bambini iscritti all’anagrafe, la Corte dei Conti stronca con una relazione la gestione appunto del fondo per le politiche per la famiglia, affidata al dicastero retto dal ministro leghista Lorenzo Fontana. I magistrati specificano che hanno riscontrato “criticità e carenze sia sul piano della programmazione sia su quello del monitoraggio degli interventi, in particolare quelli affidati alle Regioni”.
Le risorse a disposizione erano nel 2018 pari a 4 milioni e mezzo di euro e quest’anno sono state portate a 104,8 milioni. Con l’avvento del governo gialloverde è poi stato appunto creato un Ministero ad hoc per la famiglia. Ma negli ultimi anni larga parte del denaro a disposizione è stato utilizzato per il “funzionamento dell’apparato istituzionale” e per le convenzioni con cui sono stati esternalizzati tanti servizi, col risultato però che anche il monitoraggio dell’impiego dei fondi non è andato oltre il mero dato statistico. Il Piano per le famiglie è poi fermo al 2012 e non è mai stato aggiornato. Così proprio non va.
Il cambiamento non è arrivato neppure con i gialloverdi. La Corte dei Conti ha quindi sollecitato una riforma dell’intero settore, soprattutto per fare realmente fronte alla crisi demografica e far sì che le risorse non vengano più utilizzate in modo inefficiente e inefficace. Una relazione inviata dai magistrati alla Camera, al Senato, a Palazzo Chigi e al Ministero dell’economia e finanze, chiedendo di trovare entro sei mesi delle soluzioni alle diverse criticità riscontrate. Non oltre. Per il ministro Fontana sembra finito il tempo dei convegni e degli spot. Dovrà lavorare a un vero piano per la famiglia.