di Stefano Sansonetti
Cinesi nella rete. Non certo per farsi imbrigliare, ma per valutare investimenti in quelle reti che possono garantire ritorni economici: Snam, Terna e Telecom. Del resto le strade per attirare investimenti del Dragone sono da sempre oggetto di riflessione. Ne sono convinti al ministero dell’economia, ora guidato da Fabrizio Saccomanni, dove hanno pensato di organizzare un incontro con alcuni interlocutori attivi sull’asse Roma-Pechino. Questa volta la novità, se così si può dire, è rappresentata dal fatto che al dicastero di via XX Settembre arriverà una folta delegazione di dirigenti dello Shanghai Administration Institute, in pratica la Scuola dei funzionari di stato che agisce sotto l’egida del partito comunista cinese. Formalmente l’incontro, previsto per il prossimo 18 giugno, approfondirà tutti i modi in cui i grand commis dei due paesi possono attivarsi per semplificare gli investimenti esteri. Ma è chiaro che ci si concentrerà soprattutto sull’entità e finalità di questi eventuali investimenti, tanto più se solo si considerano i personaggi che interverranno al ministero.
Finanza pubblica
Diciamo subito che per l’Italia parteciperà Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro, uno dei pochi vertici di via XX Settembre sopravvissuti alla tagliola azionata da Saccomanni. Con lui ci saranno 6 dirigenti dello Shanghai administration institute (Tang Juelan, Shi Tao, Liu Zhiguang, Ye Minhua, Dong Youhong e Tao Zhen). Non è certo la prima volta che la Scuola cinese dei funzionari di stato si reca in Italia. Negli anni scorsi ci sono stati diversi contatti con il Formez, il centro italiano per la formazione della pubblica amministrazione italiana. Al Tesoro, poi, non mancherà Cesare Romiti, ex capo della Fiat e oggi presidente della fondazione Italia-Cina. In più ci sarà Alberto Forchielli, uomo vicino a Romano Prodi e manager attivissimo in Cina grazie alla direzione di Mandarin Capital Partners. Si tratta di un fondo di private equity specializzato in investimenti tra Pechino ed Europa. Senza contare che a Mandarin aderiscono le due principali banche cinesi di sistema, ovvero la China Development Bank e la Export-Import Bank of China. E c’è un altro dettaglio di non poco conto. Nel fondo guidato da Forchielli lavora anche Lorenzo Stanca, che non solo è parente dell’ex ministro del Pdl Lucio Stanca, ma è stato recentemente nominato vicepresidente di Dagong Europe Credit Rating. Ora, Dagong è l’agenzia di rating con cui Pechino, formalmente, sta cercando di fare concorrenza alle varie Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Ma in realtà parliamo di un gruppo, il cui consulente italiano è proprio Prodi, che agisce da vera e propria agenzia per gli investimenti cinesi in Europa e in Italia. Il tutto con un dinamismo che in tempi recenti ha posto Dagong all’attenzione dei servizi segreti italiani. Ma di quali investimenti si parlerà? Qui la risposta si fa più complicata. Diciamo che i dossier aperti, certo non da ora, riguardano la Cassa depositi e prestiti, controllata all’80% dal Tesoro, che vanta partecipazioni di peso come Eni, Snam e Terna. Proprio le società che gestiscono reti sembrano interessare molto i cinesi. Sul piatto potrebbe peraltro finire presto la rete che Telecom è intenzionata a convogliare in una nuova società in cui dovrebbe entrate proprio la Cdp. Insomma, un ingresso nel mondo della Cassa Depositi, a qualsiasi piano, è da tempo oggetto di valutazioni tra Roma e Pechino. Ma tra il dire e il fare, come si sa, c’è di mezzo il mare.
Informatica
Altro business che in Italia potrebbe aprire nuovi scenari, soprattutto se il governo di Enrico Letta spingerà il piede sull’acceleratore, è quello digitale. E da questo punto di vista non sarà un caso se al Tesoro, il prossimo 18 giugno, è prevista anche la presenza George Zhao Ming, manager della Huawei, il colosso informatico cinese che negli Stati Uniti è stato accusato da parte del Congresso di costituire una minaccia alla sicurezza nazionale. Accuse sempre respinte dalla società.