Dopo aver clamorosamente sbagliato nella manutenzione del ponte di Genova, caduto a ferragosto dell’anno scorso con 43 vittime, aver continuato a sbagliare dal giorno successivo, mostrando ricorrentemente un atteggiamento sfidante nei confronti dello Stato di cui è concessionario di un bene pubblico, Autostrade per l’Italia non riesce a fare marcia indietro e alza ancora il livello dello scontro col Governo, ribattendo nuovamente alle accuse di inadempienza contrattuale che arrivano dai Cinque Stelle e dal ministero dei Trasporti, piuttosto che ragionare su una exit strategy da un privilegio fortemente remunerativo per vent’anni, e oggi difficile da sostenere alla luce di tragedie come quella del Ponte Morandi o del viadotto Acqualonga ad Avellino, con altri 40 morti e un processo che in primo grado ha condannato alcuni dirigenti della società per aver imbullonato il guardrail con supporti poi marciti.
Così la partita sembra destinata a un unico epilogo: il Governo andrà avanti nell’iter per revocare la concessione e tra un mese e mezzo si presenterà a testa alta alla ricorrenza della tragedia di Genova, sposterà il personale del concessionario o parte di esso presumibilmente all’Anas e incasserà il pedaggio senza lasciare ogni anno una grossa fetta di utili al colosso privato che fa capo a Benetton. Da parte sua, Autostrade per l’Italia aprirà un infinito contenzioso legale, contando sulla schiera dei suoi avvocati veri e d’occasione.
Avvocati abbondanti nei partiti politici, nei grandi giornali e nei sindacati. Ma ancora di più sperando nella caduta della maggioranza gialloverde e nel ritorno a un passato in cui nessuno si permetteva di disturbare il manovratore (la strage di Acqualonga è del 2013). Ieri quindi Autostrade per l’Italia ha fatto sapere che “i contratti non sono stati traditi” e anche l’idea che sia stato violato l’obbligo di custodia, visto che il Ponte Morandi non potrà mai tornare nella disponibilità dello Stato a causa del tragico crollo, “è sbagliata perché al suo posto ci sarà una nuova infrastruttura finanziata da Autostrade per l’Italia”.
SCONTRO FRONTALE. Risposte che non hanno smosso di un centimetro il responsabile dei Trasporti, Danilo Toninelli. Come emerso nei giorni scorsi da indiscrezioni di stampa, il ministero ha completato un dossier tecnico nel quale emerge sul ponte di Genova un grave inadempimento del concessionario. Errori tali da far cadere il contratto senza che lo Stato debba alcuna penale. “Il Movimento 5 Stelle – ha detto il ministro – ritiene che essendo venuto meno totalmente il rapporto di fiducia nei confronti di un concessionario che si è dimostrato incapace di gestire un bene pubblico, questo deve portare a una evidente revoca della concessioni perché le relazioni fanno capire come il modello manutentivo applicato sul Ponte Morandi a Genova sia lo stesso applicato su tutti i 3mila Km” e “la revoca delle concessioni riguarda l’intera rete concessa”.
Autostrade, da parte sua, ha sostenuto di non essere stata messa a conoscenza del procedimento in corso, e contestato il metodo di diffusione alla stampa, definito “pilotato e parziale”. In merito a un’ipotetica pericolosità di altre infrastrutture, la società ha ribadito che la rete autostradale è sicura. Quindi si è passati a un avvertimento diretto al Governo, ricordando che la convenzione prevede in caso di revoca il pagamento di un indennizzo corrispondente al valore della concessione, e qui si parla di un paio di decine di miliardi.
Indennizzo che per Toninelli, supportato da pareri giuridici, è illegittimo e incostituzionale. In ogni caso il ministro ha lanciato un avvertimento anche all’alleato di governo, Salvini. “Siccome i Benetton hanno tantissimi avvocati, spero e sono convinto che la Lega non si aggiunga a questa lista”… “ma tuteli l’interesse pubblico che è stato evidentemente leso dall’assenza di gestione che ha provocato 43 morti”. Non si scherza, insomma, come ha capito anche la Borsa dove il titolo Atlantia ieri è stato il peggiore del listino principale (-3,23%).