di Ludovica Del Brì
Tutti i giornalisti della Rai hanno in dotazione un telefonino cellulare. La Rai paga fino a 60 euro al mese come cifra forfettaria, il resto della bolletta se lo paga il giornalista. La radio fa eccezione, perché è forte di un accordo strappato in passato e non paga nulla dell’intera bolletta. Ora però nessuno ha avvertito la redazione, guidata da Antonio Preziosi, che il direttore generale Luigi Gubitosi ha deciso di far partire i controlli sulle telefonate dei giornalisti e di stracciare unilateralmente l’accordo sindacale, che prevedeva il bonus cellulare in cambio dell’uso della tecnologia Netia in radio con il conseguente drastico taglio del numero dei tecnici. Un sms, arrivato a ripetizione sui telefonini di ciascun giornalista, annuncia controlli a campione sul traffico, in particolare la sera e nel week end, compreso quello dei dati su web. Nel mirino dei controllori di viale Mazzini tutti quei numeri non aziendali, considerati “ricorrenti”. In sostanza la Rai chiede ai giornalisti di svelare i nomi dei propri interlocutori: forse, in qualche caso, privati senza alcun interesse professionale ma anche magistrati, investigatori, politici, in sostanza “fonti” di notizie. Una decisione che ha scatenato la rivolta nei corridoi di Saxa Rubra. Così, tra i giornalisti del Gr, c’è chi accusa di incompetenza i vertici aziendali, chi accusa il direttore generale di non conoscere il lavoro delle redazioni, chi ricorda come sabato e domenica siano normali giorni di messa in onda. C’è anche chi denuncia quello che definisce un “mobbing di massa”, chi non comprende la ratio delle spese aziendali, considerando inopportuni gli investimenti nel centro sportivo di Tor di Quinto, chi si chiede se non ci sia violazione della legge sulla privacy e della riservatezza delle fonti. Che cosa aspettano ad intervenire – si mormora insistentemente nei corridoi di Saxa Rubra – l’Ordine dei giornalisti e soprattutto l’Usigrai?
Todini contro D’Urso e Venier
«I programmi del pomeriggio, della Rai e di Mediaset, non mi fanno impazzire. Gli approfondimenti che si fanno, la tv urlata e raccontata in maniera sguaiata, non mi piace». Luisa Todini, consigliere d’amministrazione Rai, partecipando al programma di Radio2 Un Giorno da Pecora ha bocciato Barbara D’Urso e Mara Venier. «Credo che si diano loro dei canovacci che non dovrebbero corrispondere in particolare a quello che è il servizio pubblico». Su Roberto Fico, neo presidente della Vigilanza, si è così espressa: «Speriamo che sia Fico di nome e di fatto».
Oscurata rassegna stampa della Rai
La Fieg, così come ha già fatto per Camera, Senato e Palazzo Chigi, ha chiesto alla Rai di sospendere la rassegna stampa sui siti in chiaro, cioè visibili a tutti. Un servizio utilissimo e ricchissimo di contenuti che accompagna ogni giorno addetti ai lavori e non. La decisione è momentanea, visto che la stessa Fieg ha chiesto di aprire un tavolo per trovare una soluzione che dia spazio all’utilizzo di una licenza d’uso.