Una nave madre zeppa di migranti che scarica poco per volta il suo carico sui barchini diretti in porto a Lampedusa. La già corposa antologia delle furbate escogitate dai trafficanti di uomini si arricchisce di un nuovo capitolo, confermandoci che voler fermare da soli l’invasione è come pretendere di togliere l’acqua del mare con un cucchiaino. Il muso duro mostrato dal nostro Paese ha ridotto gli sbarchi dopo anni di lassismo, quando tutto sommato faceva comodo che i barconi arrivassero, gonfiando le tasche di chi gestiva l’industria dell’accoglienza.
Ma quando si fugge dalla fame e si è disposti a morire nelle traversate del deserto o del Mediterraneo, non sarà il blocco di una Sea Watch qualunque a far cambiare idea. E chiusa una strada se ne troverà sempre un’altra per entrare. Il Governo quindi ha fatto bene a cambiare passo rispetto al passato, grazie alla determinazione di Salvini e al sostegno fondamentale dei Cinque Stelle, ma adesso è tempo di passare a una fase nuova, oppure non ci sarà decreto sicurezza bis o ter che tenga.
L’occasione è a un passo da noi, a Bruxelles, dove si stanno decidendo gli incarichi delle prossime istituzioni europee. L’Italia chiede un portafoglio economico, e non è detto che lo si possa ottenere. Pensare a guidare le politiche Ue sull’immigrazione potrebbe essere però una onorevole permuta, e anche l’assicurazione di poter influire di più sulle decisioni che tutti gli Stati dovranno prendere in materia di ripartizione degli ingressi sul suolo comunitario. Un problema di tutti, ma del nostro Paese un po’ di più.