Tutto secondo copione, se non fosse per un dettaglio. E non è un dettaglio di poco conto. Perché nemmeno il via libera della commissione di Vigilanza alla risoluzione dei Cinque Stelle (votata anche da Pd e LeU) contro il doppio incarico di Marcello Foa è bastato a far capitolare il presidente della Rai. Che di mollare la poltrona della consociata RaiCom, nonostante il chiaro indirizzo dell’organismo parlamentare di controllo sulla Tv pubblica, sembra proprio non volerne sapere.
SGARBO ISTITUZIONALE. Mentre ieri la Lega si leccava ancora le ferite inferte dall’inedita maggioranza M5S-Pd-LeU, che ha decretato l’incompatibilità nel doppio ruolo di presidente Rai (il controllore) e di RaiCom (il controllato) rivestito dall’uomo voluto a tutti i costi da Matteo Salvini alla guida del Cda di Viale Mazzini, la nota diffusa nel primo pomeriggio dall’azienda ha lasciato tutti di stucco. “La Rai prende atto con rispetto del voto espresso in commissione di Vigilanza sulla nomina di Marcello Foa alla presidenza di RaiCom. I vertici aziendali, convinti della correttezza del proprio operato, effettueranno tutte le valutazioni conseguenti nel prossimo consiglio di amministrazione”.
Insomma, chi ieri si aspettava, uno scontato passo indietro di Foa, all’esito del via libera alla risoluzione del vice presidente della Vigilanza, Primo Di Nicola (nella foto), sebbene non vincolante ma politicamente rilevante, si è dovuto ricredere. Visto l’intento dichiarato dell’azienda di dirottare la decisione finale sulle sorti dell’ubiquo presidente al prossimo Cda di Viale Mazzini in calendario per il 5 luglio. A poco è servita l’espressa richiesta di dimissioni “in giornata” (inutilmente trascorsa) rivolta a Foa dall’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, cui si è associato a stretto giro anche il consigliere di amministrazione Riccardo Laganà, espresso dai dipendenti del servizio pubblico, mentre Cinzia Borioni in quota Pd ha chiesto la convocazione urgente del Cda. Né esito diverso ha sortito la minaccia di ricorso al Tar, partita dal segretario dem della Vigilanza, Michele Anzaldi: “Come fa la Rai a non adeguarsi a una decisione presa dalla Commissione di Vigilanza Rai?”. Una domanda che ieri ha tenuto banco anche tra i grillini. I primi a sollevare la questione del potenziale conflitto d’interessi della doppia presidenza di Foa proprio con Di Nicola.
SFIDA PERICOLOSA. Il quale, incassato il via libera alla sua risoluzione, ha indicato nel rispetto delle regole “il faro dei 5 Stelle”. Il vice presidente della Vigilanza non ha commentato la successiva nota della Rai. Ma chi ha avuto modo di parlargli lo ha descritto come letteralmente allibito. “La sordità di Foa ha dell’incredibile – è stato il ragionamento di Di Nicola riferito a La Notizia -. Già il fatto di averci costretto a chiedergli un passo indietro ha incrinato il nostro rapporto di fiducia nei suoi confronti, ma se ora, dopo aver contribuito convintamente a farlo eleggere, dovesse sfidare addirittura la Vigilanza e ignorare persino le minacce di ricorsi avanzate in queste ore dal Pd, cui potrebbe aggiungersi il faro della Corte dei Conti, pur di restare alla presidenza di RaiCom, comprometterebbe irreversibilmente la residua fiducia del Movimento nel suo ruolo di garanzia”.
Un’altra risoluzione in vista? Di certo, ieri c’era chi sottolineava l’astensione di FI: solo Lega e FdI hanno votato a favore di Foa. E se spuntasse una nuova mozione per sfiduciarlo, stavolta dalla presidenza della Rai (in questo caso vincolante), l’inedita maggioranza 5S-Pd-LeU potrebbe riproporsi. Per ora solo un’ipotesi che nessuno conferma. Ma che nessuno neppure esclude.