di Yulia Shesternikova
Mentre fallisce l’incontro a Ginevra tra funzionari russi, americani e delle Nazioni Unite a concretizzare le domande sulla conferenza di pace che riguarda la crisi siriana, l’esercito del governo di Assad conquista Qusayr, la città strategica, ex roccaforte dei terroristi provenienti da ogni parte del mondo, infiltrati dal confine libanese con il pieno sostegno dei salafiti del nord del Libano e del movimento, filo Usa-Saudita, “al-Mustakbal”. L’esercito ha adesso il controllo totale della regione e si dirige verso Dabb’a che separa il territorio liberato dal alcuni quartieri di Homs, ancora nelle mani dei terroristi. I ribelli sconfitti a Qusayr scappano verso il confine libanese sparando i missili sulla città di Baalbek, e pochi minuti dopo Hezbollah identifica il luogo del lancio dei missili e uccide l’intero gruppo composto da una ventina di terroristi. In Libano si vive con la consapevolezza di essere ad un passo da un conflitto di ampie proporzioni, che trascinerà il paese nel caos e nel terrore. Per i primi due anni del conflitto siriano il Segretario Generale del movimento Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha invitato a non fare ricorso alle armi e a sedersi attorno al tavolo del dialogo. Da tre mesi, Hezbollah ha cambiato il proprio atteggiamento e ha annunciato la sua partecipazione ai combattimenti in certe regioni. Ormai manca solo una dichiarazione ufficiale per affermare che è in atto l’ennesima aggressione militare. Numerosi rapporti dei servizi di sicurezza indicano che il Libano, insieme alla Turchia, costituisce il punto di passaggio privilegiato degli estremisti del mondo intero.
Secondo fonti ufficiali, l’esercito siriano ha sequestrato documenti che provano il coinvolgimento diretto nel conflitto di alcuni Paesi occidentali, del Qatar, dell’Arabia Saudita e di alcuni leader politici libanesi. Nelle milizie dei ribelli infiltrate in Siria attraverso la Turchia e il Libano e rifornite di armi tramite gli USA si contano oltre 30 nazionalità diverse: libici, tunisini, egiziani, giordani, afgani, serbi e persino ceceni. Negli ultimi mesi si è intensificato il reclutamento fra i cittadini di religione musulmana residenti in paesi come Inghilterra, Olanda, Belgio e Francia. Ciascuno Stato membro della coalizione ha un suo interesse in questa guerra. A livello politico c’è il desiderio di spezzare “l’asse della resistenza al sionismo” (Iran-Iraq-Siria-Hezbollah-Palestina). La battaglia più importante, di natura economica, è la guerra fredda tra USA e la Russia per ottenere contratti sui giacimenti di gas e metano scoperti nelle acque territoriale siriane.