Discarica si, discarica no. Questo è il dilemma che, ormai da anni, assilla la Capitale e che da ieri torna al centro del dibattito politico dopo il via libera della Regione Lazio all’impianto che dovrebbe sorgere a Pian dell’Olmo, frazione del comune di Roma e confinante con Riano. Che la situazione nella Città Eterna in fatto di rifiuti fosse critica, specie dopo il rogo del sito di trattamento meccanico biologico (tmb) Salario, è cosa nota. Ma come risolverla, interrompendo il continuo ricorso alle proroghe date ai vetusti impianti dalle passate amministrazioni, è diventato il vero motivo del contendere tra quelle che appaiono come opposte filosofie.
Da un lato quella del Governatore e leader dem, Nicola Zingaretti, favorevole alla costruzione di simili impianti, e dall’altra la rivoluzione green proposta dalla sindaca di Roma Virginia Raggi che di costruire nuove discariche non ne vuole proprio sapere. Una soluzione quella su cui ha scommesso il leader del Pd che, è bene puntualizzarlo, risolverebbe l’emergenza rifiuti nel breve periodo, ma con costi in termini di inquinamento e salute pubblica difficilmente quantificabili. Un piano che, però, difetterebbe di lungimiranza e che in futuro finirebbe per riproporre le stesse criticità già viste nel cosiddetto modello Malagrotta.
IMPIANTO SCOMODO. Proprio per evitarle la grillina guardava al futuro scommettendo sulle nuove tecnologie, sulla raccolta differenziata e sull’economia circolare, quest’ultima intesa come un sistema integrato capace di riutilizzare i materiali riducendo al minimo gli scarti. Il dem, invece, la pensa diversamente e ieri ha dato un primo via libera alla realizzazione di una discarica a Riano. L’iter è iniziato il 23 settembre 2018 con la richiesta di autorizzazione per un impianto capace di accumulare 700mila metri cubi di rifiuti. Una struttura gigantesca, la cui capienza sarebbe pari a poco più della metà di Malagrotta, che dovrebbe sorgere all’interno di una ex cava per giunta posta a due passi dalla Riserva Naturale della Marcigliana. Un’area che era stata già presa in considerazione nel 2012, in risposta alla chiusura della maxi discarica della Capitale e su proposta del gruppo Colari di Manlio Cerroni, che venne bocciata dopo le proteste dei residenti del piccolo comune che avevano istituito un presidio fisso lungo via Tiberina.
BRACCIO DI FERRO. E così, un po’ a sorpresa, riecco spuntare la discarica a Riano. Certo questa volta la proposta non è a firma del re della monnezza ma da parte della società abruzzese Gruppo Maio. Un progetto che, stando alla titolare della Direzione regionale Politiche Ambientali e Ciclo di Rifiuti, Flaminia Tosini, non dovrebbe incontrare grandi problemi perché “non ricade in nessuno dei siti della Rete Europea Natura 2000” e perché l’area era già stata considerata idonea dall’Arpa Lazio. Eppure in Campidoglio sono già pronte le barricate per opporsi alla struttura individuata dalla Regione e sulla cui realizzazione, per legge, deve arrivare l’okay del Comune di Roma.