“Quanto sta emergendo in questi giorni nel Csm è un fatto gravissimo”. Ed è per questo che ora “partirà un giro di vite esemplare che blocchi le porti girevoli tra politica e magistratura”. A confermarlo è il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, che annuncia anche una riforma che modifichi il sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, al fine di premiare la meritocrazia, “con criteri che risultino più oggettivi”.
Cosa che, a quanto pare, oggi non accade. Visto quanto sta emergendo, è difficile avere ancora fiducia nella magistratura, non crede?
Io credo che quanto sta emergendo in questi giorni sia gravissimo, e di certo non si può liquidare il caso come un incidente di percorso, ma vanno fatte riflessioni di sistema. L’errore più grave però sarebbe quello di fare di tutta l’erba un fascio, perché, come ha ricordato il ministro Bonafede, la stragrande maggioranza dei giudici lavora con professionalità, passione, e grande coraggio. Il nostro compito è quello di tutelare la credibilità, il funzionamento e l’immagine della giustizia, che ha Falcone e Borsellino come esempi.
Il Pd non emerge benissimo dall’inchiesta. Non le sembra strano che pochissimi dai dem abbiano condannato quanto sta accadendo?
Non esprimo giudizi di merito quando ci sono inchieste aperte. I cittadini avranno modo di valutare le prese di posizione e la trasparenza delle forze politiche relativamente ai comportamenti dei loro esponenti coinvolti.
Quanto è in pericolo oggi l’indipendenza della magistratura?
La bufera giudiziaria che riguarda il Csm e le nomine nei ruoli apicali delle procure è un fatto di una gravità assoluta. Gli elementi che emergono dalle inchieste e sugli organi di stampa riguardano i pilastri del sistema: indipendenza e autonomia della magistratura, la separazione dei poteri. L’Italia ha bisogno di una giustizia libera e indipendente dalla politica, serve un giro di vite immediato per garantire questi principi. Basta con il via vai tra politica e magistratura, criteri di selezione più rigorosi, un vero contrasto alle degenerazioni del correntismo.
Ci sono stati contatti tra il ministero della Giustizia e il Quirinale sul punto?
Come è noto il ministro Bonafede è salito al Colle per un incontro con il presidente della Repubblica perché ha sentito il bisogno di rappresentare la sua preoccupazione al Capo dello Stato con cui si è confrontato esprimendo l’importanza di una reazione, di un piano di riforme, su cui le istituzioni siano compatte.
È sul tavolo una riforma del Csm?
Il sistema attuale ha dimostrato di non stare più in piedi e noi vogliamo cambiarlo. I fatti dimostrano quanto sia urgente la riforma del Consiglio superiore della magistratura, tema già incluso nel contratto di Governo e sul quale inizieremo presto a lavorare. Ovviamente ci confronteremo con le altre istituzioni e all’interno della maggioranza, ma alla base ci saranno criteri obiettivi che premino il merito. Sarà un giro di vite, quel cambiamento che si aspetta da decenni e che finalmente impedirà le degenerazioni del correntismo.
In che direzione si potrebbe andare per evitare ulteriori commistioni politica-magistratura?
Bisognerà incidere sul sistema elettorale, sulla necessità di garantire un riconoscimento più oggettivo della meritocrazia dei magistrati, con criteri che risultino più oggettivi, oltre ad occuparsi delle porte girevoli tra politica e magistratura.