“Le politiche di austerità non funzionano, deprimendo il Pil e facendo aumentare il debito, perché meno persone lavorano meno gettito raccoglie lo Stato”. Insomma, con la procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia, la Commissione Ue persevera nei propri errori. Non ha dubbi Raffaele Trano, membro della commissione Finanza della Camera.
Ha ragione Di Maio a dire che, con la procedura d’infrazione raccomandata dalla Commissione Ue contro l’Italia, l’Europa ha dimostrato di non aver imparato dai propri errori?
“Certo che sì. Di Maio ha espresso una verità da tempo riconosciuta anche in ambito accademico, non solo politico. Le politiche di austerità non funzionano, deprimendo il Pil e facendo aumentare il debito, perché meno persone lavorano meno gettito raccoglie lo Stato. Il Governo che ha aumentato più velocemente il rapporto debito/Pil negli ultimi dieci anni è quello dei professori della Bocconi. Con Monti siamo passati da un rapporto del 116,5% nel 2011 ad un rapporto del 129% nel 2013”.
La linea del Governo è chiara: scomputare gli investimenti, a cominciare da quelli sul lavoro con il taglio del cuneo fiscale, dal calcolo del debito e quindi del rapporto deficit/Pil. La domanda è: Bruxelles accetterà?
“Se Bruxelles farà muro contro una proposta di tale buon senso si dovrà prendere le sue responsabilità. È proprio la Commissione europea a suggerire investimenti per l’ambiente e la riduzione del cuneo fiscale. Scomputando quel deficit dai vincoli europei i mercati non avrebbero ragione di allarmarsi. Quello che i mercati temono, infatti, non sono gli investimenti a deficit, ma l’incertezza politica alimentata dalle istituzioni europee”.
Si sente di affermare, come ha fatto il leader M5S, che non ci saranno manovre correttive? E come si può intervenire per colmare lo scostamento nei conti indicato da Bruxelles?
“La crescita con ogni probabilità sarà più alta di quella indicata prudentemente nel Def di aprile. In una fase di stagnazione delle economie europee, comunque, ha senso solo una manovra correttiva in senso espansivo”.
Ora si apre una delicata fase di trattativa con l’Unione europea. Di Maio chiede che questa trattativa passi dal Parlamento: è d’accordo e perché?
“È l’abc di una Repubblica parlamentare quale ancora siamo, fino a prova contraria. Il Parlamento è sovrano, e al Governo tocca eseguire l’indirizzo deciso a maggioranza dalle due Camere. Il passaggio richiesto da Di Maio è sacrosanto”.
Quarantotto ore di tempo per rispondere alle richieste di Bruxelles, poi la replica della Commissione diffusa prima alla stampa che al Governo e, infine, non solo i rilievi sul debito ma anche l’indicazione di come intervenire mettendo nel mirino Quota 100. Per le modalità con le quali l’Europa ha formulato i suoi rilievi verso l’Italia, ritiene che ci sia stata un’invasione di campo nelle scelte che dovrebbero competere esclusivamente all’Esecutivo?
“Sì, ritengo che la forma vada rispettata. Stando ai Trattati la Commissione europea può sindacare sui saldi di bilancio, non sul contenuto delle politiche economiche nazionali. Non dobbiamo più accettare che le istituzioni europee fuoriescano dal loro tracciato. Quota 100 è una delle misure che ci hanno portato al governo, e anche la riduzione della pressione fiscale, a cui ci dedicheremo con sempre maggior forza nei prossimi mesi”.