Tanta ignoranza non si era mai vista. Che la cultura nel nostro Paese abbia perso da tempo il suo l’appeal ormai non è più neanche una notizia. Ma che addirittura la metà degli italiani non sia a conoscenza neppure di dove si trovino i musei, significa davvero aver toccato il fondo. Sarà che il web sostituisce tutto, persino i libri, sarà che i soldi, quando ci sono, i ragazzi e non solo, preferiscono spenderli altrove, fatto sta che i nostri siti culturali restano grandi sconosciuti.
E’ anche vero che molto spesso la comunicazione dei musei è ancora una pagina bianca e questo significa che troppo spesso proprio non si è a conoscenza di eventi, mostre o altro, basti pensare che tra i pochi visitatori la fonte è di oltre l’80 per cento esclusivamente internet, però anche i pochi cittadini informati non sono comunque interessati. Infatti, secondo una ricerca commissionata al Politecnico di Milano dai Musei Reali di Torino con le Gallerie Estensi e il Palazzo Ducale di Mantova, il 47 per cento degli italiani, intervistato in luoghi come centri commerciali, parchi e piazze localizzati nella città o addirittura nelle vicinanze di un sito, non ne conosce l’esistenza.
ALTRE COMPETENZE. E un ulteriore 18 per cento, pur sapendo che il museo c’è, ha dichiarato di non volerlo visitare. Insomma, in poche parole, i nostri siti culturali, tra i più belli al mondo, sono luoghi sacri pieni di oggetti e vuoti di persone. Per Michela Arnaboldi, responsabile scientifico della ricerca, il problema è che i musei sono nati per conservare il patrimonio, ma ora devono anche prepararsi alle sfide del futuro: e quindi diventare interattivi, cioè spazi in cui il visitatore possa anche divertirsi per far passare un messaggio culturale più alto e farli passate anche meglio attraverso i Social, unico strumento trasversale a tutte le fasce d’età. In breve, bisogna modificare le loro competenze, affinché diventino luogo di educazione, e capire quale sia il valore da fornire agli utenti.
Proprio per questo è stata effettuata questa ricerca. Il primo dato che è stato analizzato è quello dei visitatori ma ancora più importante è stato far emergere chi è il pubblico e cosa percepisce delle istituzioni museali, profilando soprattutto il cosiddetto non-pubblico, cioè quelle persone che potrebbero andare al museo ma non ci vanno. L’obiettivo è arrivare a queste persone. E per farlo bisogna capire gli interessi che hanno nel tempo libero. Sulla base di questi dati ora tutti i siti culturali sapranno meglio su quali piani muovere le loro forze, cercando di migliorare l’accessibilità, ma anche di promuovere politiche per aiutare non solo cittadini, ma anche turisti a conoscere e comprendere le meraviglie del nostro Paese.