Se anche i giudici sono corrotti, che speranza rimane a questa sventurata Italia? È la domanda che mi sento rivolgere spesso in questi giorni. E non mi stupisce: sono giorni segnati dalle cronache sconvolgenti che vedono una parte del Consiglio superiore della magistratura, il massimo organo di autogoverno del potere giudiziario, coinvolto in manovre di bassa lega, con accuse che vanno dalla collusione col potere politico per truccare l’esito delle nomine nei posti chiave della magistratura, fino al presunto pagamento di mazzette o regalie varie, non escluso un gioiello per l’amica di uno dei personaggi coinvolti.
Dunque, quale speranza c’è per questo sventurato Paese? Se è vero che la speranza è l’ultima a morire, è anche vero che sembra avere già un piede nella fossa. I fatti, ampiamente riportati da questo giornale, sono noti. Membri di quel Csm che governa o dovrebbe governare il potere giudiziario in totale indipendenza dal potere politico come vuole la Costituzione, appaiono implicati in illeciti mercati, in combutta con soggetti della politica. Stiamo parlando di almeno cinque membri del Csm su un totale di diciotto, togati compresi.
Stando alle registrazioni audio degli inquirenti, il giudice Luca Palamara, ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Anm, e cinque consiglieri in carica del Csm, brigavano con due uomini politici per scegliere i nomi su cui convogliare i voti per la nomina a Procuratore di Roma e di Perugia. I politici in questione, entrambi del Pd, sono Cosimo Ferri (magistrato che è stato sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, prima di diventare deputato) e Luca Lotti, quest’ultimo all’epoca ministro dello sport del governo Renzi ed eminenza grigia del “giglio magico” renziano.
I congiurati puntavano non solo ad ottenere in proprio vantaggi di posizione e inchieste mirate, da usare come un’arma: avrebbero puntato – secondo l’accusa – anche a “farla pagare” all’ex Procuratore di Roma, Pignatone, che aveva inquisito Lotti per la vicenda Consip. Lotti, scrive il Corriere della sera, “appare determinato a vendicarsi di Pignatone” e vuole scegliere il prossimo Procuratore di Roma “per contare su una pubblica accusa a lui più favorevole”. Lo stesso Lotti vuole escludere dalle nomine il magistrato Creazzo “che ha fatto arrestare i genitori di Renzi”.
Sono accuse tremende, che disegnano uno Stato in cui i due poteri separati e distinti, quello giudiziario e quello legislativo, in teoria l’uno cane da guardia dell’altro, si colludono con uno stesso intento illegittimo e sostanzialmente sovversivo. Non è un caso che qualcuno abbia evocato la P2. E non è un caso che il vicepresidente del Csm Davide Ermini, in un drammatico discorso, abbia detto: “O sapremo riscattare coi fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti”.
Personalmente so con certezza che molti giudici fanno onore alla toga che indossano. Ma i fatti di questi giorni dimostrano con altrettanta certezza che una parte dell’organismo è infetta. L’unica speranza è che l’organo di autogoverno e il presidente Mattarella, che presiede il Csm, facciano in modo che la piaga purulenta venga isolata e ripulita, prima che la cancrena dilaghi ulteriormente. Noi aspettiamo.