Sul Csm prosegue incessante lo sciame sismico. Un cataclisma che ha fatto salire a cinque il numero dei consiglieri dimissionari. Ieri i primi a farsi da parte erano stati Corrado Cartoni e Antonio Lepre, entrambi appartenenti alla corrente Magistratura indipendente ossia a quella forza che nello scacchiere politico del Consiglio Superiore della Magistratura si colloca a destra. Dopo qualche ora la stessa sorte era toccata al presidente della Commissione Direttivi Paolo Criscuoli di Mi e a Gianluigi Morlini di Unicost, la corrente centrista.
Tutti dicono di averlo fatto nella consapevolezza di essere estranei a qualunque vicenda. A questi quattro si aggiunge anche la defezione del consigliere Luigi Spina che si era autosospeso venerdì scorso perché iscritto al registro degli indagati a Perugia, per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sul sistema Palamara, e che da ieri, come proposto due giorni fa dalla Commissione incarichi e come votato all’unanimità dal plenum del Csm, tornerà a vestire la toga nella Procura di Castrovillari. Quel che è certo è che ora con queste defezioni, cambiano i rapporti di forza all’interno del Consiglio.
Dei sedici togati iniziali, infatti, ne restano appena undici in carica. Ma soprattutto le due correnti principali Magistratura indipendente e Unicost che avevano ottenuto 5 consiglieri a testa, arrivando al totale di dieci, ora sono pressoché dimezzate in quanto con le recenti defezioni la prima è scesa a 2 consiglieri e la seconda a 3. A trarne beneficio sono le restanti correnti ossia Area, schierata a sinistra, che resta ferma a 4 consiglieri e Autonomia & Indipendenza che ne detiene 2.
Uno scacchiere profondamente mutato che potrebbe far vacillare la nomina, fin qui condivisa da tutti tranne che da Area, del procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, al vertice di piazzale Clodio. I numeri in linea teorica ci sarebbero lo stesso ma il pesante coinvolgimento delle due correnti principali potrebbero suggerire prudenza.
Nonostante le nuove autosospensioni, l’attività del Csm non rischia di essere bloccata. Infatti stando alla legge istitutiva del Consiglio, lo scioglimento può avvenire solo per volontà del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e nel caso in cui l’organo non sia in grado di deliberare. Ma per la validità delle decisioni del Csm è necessaria la presenza di almeno 10 magistrati e di almeno 5 componenti eletti dal Parlamento. E i numeri ci sono perché nel plenum di Palazzo dei Marescialli siedono ancora 13 magistrati, 11 togati più il Presidente e il Procuratore generale della Cassazione.
Almeno in teoria perché nella realtà le cose sono più complicate. Eh già perché la sospensione di un consigliere è qualcosa di superabile ma con cinque defezioni e nel pieno di un gigantesco scandalo è il destino stesso di questa composizione ad essere a rischio. Quel che è certo è che ora il discorso nomine, con la delicata successione del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, verrà messa in pausa per consentire al Quirinale di decidere se e come agire.