Cose importanti da dire. “A tutti voi”. Agli italiani, certo, ma soprattutto agli azionisti della maggioranza: ai leader di Movimento Cinque Stelle e Lega. E’ a loro, ai contraenti del Contratto di Governo, che il premier, Giuseppe Conte, si rivolge a mercati chiusi. Dettando le condizioni sine qua non all’Esecutivo gialloverde non resta che una sola alternativa: tutti a casa e ritorno al voto. “Sarò chiaro: non mi presterò a vivacchiare per mantenere la poltrona”, tira le somme il presidente del Consiglio lanciando un ultimatum ai suoi vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. “Se i comportamenti non fossero coerenti o conseguenti, con la trasparenza che ha caratterizzato il mio operato rimetterò il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica – avverte Conte . E’ dunque compito delle forze politiche decidere. Chiedo una risposta chiara e rapida, perché il Paese non può attendere”.
FASE-1. Un aut aut che arriva dopo aver ripercorso al rallenty il primo anno del Governo del cambiamento. Nato tra “l’entusiasmo della gente comune e lo scetticismo degli opinionisti” e che può continuare solo se c’è “leale collaborazione” tra alleati. La stessa che c’era quando ha accettato l’incarico, convinto di poter attingere la sua legittimazione politica – lui che non è stato espressione di alcuna delle due forze della maggioranza – unicamente dalla Costituzione. Sulla quale rinnova “il giuramento prestato un anno fa”. Quella Costituzione, promette, “che è stata e sarà sempre il mio faro”. Rivendicando la definizione di “Governo del cambiamento”, nato dall’idea di rispondere “alle richieste che con urgenza arrivavano dai cittadini” e sulla quale si è dispiegata la Fase-1 del suo Esecutivo. “Siamo intervenuti per rispondere all’esigenza di protezione di quelle fasce di popolazione più colpite dalla crisi economica”, ricorda. Con il decreto dignità, il reddito di cittadinanza e quota 100. E non solo. Sul piatto il premier mette anche i provvedimenti per il contrasto dell’immigrazione clandestina e del traffico di essere umani. Lo spazzacorrotti, “una legislazione tra le più avanzate al mondo”, insieme alle norme per la trasparenza dei partiti e lo scambio elettorale politico-mafioso. Senza contare il Piano nazionale per mettere in sicurezza il territorio e contrastare il dissesto idrogeologico.
FASE-2. “Questa esperienza di Governo ha dovuto convivere con varie competizioni elettorali e con le relative campagne elettorali – ammette però Conte -. Ne ha risentito il clima di coesione che ha caratterizzato le forze Governo, dando l’immagine di un Esecutivo in stallo. Un’immagine però falsa perché il Governo non si è mai fermato”. Ora è il momento della Fase-2. Una fase di riforme: dai nuovi codici di procedura civile e penale (“per una giustizia più rapida e più vicina ai cittadini”) ai decreti sblocca-cantieri e crescita; dalle autonomie (ma “senza pregiudicare la coesione sociale e territoriale” tra Nord e Sud) al conflitto di interessi (“che il Paese attende da decenni”). Fino alla Flat Tax, che Conte considera “un tassello” della riforma “più organica del Fisco”. Tesa non solo “alla rimodulazione delle aliquote” ma anche alla costruzione di “un rapporto più trasparente tra amministrazione tributaria e contribuenti, accompagnata dalla lotta sempre più efficace all’evasione”. Senza dimenticare le misure a sostegno delle famiglie con disabili e di quelle numerose (“perché l’Italia rischia di diventare un Paese per vecchi”). Il tutto “senza incrementare l’Iva” ma “tenendo in equilibrio i conti”. Ce lo impongono “non solo dalle regole Ue” ma la necessità di “finanziare il nostro debito sul mercato”. Le strade indicate da Conte sono due. Tertium non datur.