Cinque mozioni per salvare Radio Radicale. Dal Pd a Forza Italia, dalla Svp a Fratelli d’Italia. Senza contare quella della sinistra, a prima firma Loredana De Petris, che ha raccolto persino l’adesione delle grilline dissidenti, Elena Fattori e Paola Nugnes. E, come se non bastasse, è arrivata anche la netta presa di posizione di Matteo Salvini: “Chiudere una testata giornalistica con un emendamento dalla sera alla mattina mi sembra sciocco. Almeno diamo del tempo”, ha tagliato corto il leader della Lega in una recente intervista al direttore dell’emittente, Alessio Falconio.
Insomma, un fronte larghissimo con un obiettivo comune: impegnare il Governo a reperire le risorse necessarie per il rinnovo della convenzione tra il ministero dello Sviluppo economico e la prima radio italiana dedicata esclusivamente dalla politica che svolge, a tutti gli effetti, un servizio pubblico. E ora sul destino di Radio Radicale, i 5 Stelle rischiano di ritrovarsi isolati quando, la prossima settimana il Senato discuterà le mozioni (il termine per presentarle scade martedì) per il salvataggio dell’emittente.
VOCI IN DISSENSO. Il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, ha confermato che la convenzione non sarà rinnovata. Nonostante autorevoli esponenti M5S non condividano la sua posizione. “Ritengo che Radio Radicale sia stata, negli anni, presente ovunque. Ha fatto un lavoro straordinario, non sono d’accordo a togliere il finanziamento”, ha detto, per esempio, il senatore Alberto Airola, proprio ai microfoni dell’emittente. “Auspico che si trovi una soluzione che impedisca la chiusura di Radio Radicale. Il lavoro di servizio pubblico che ha svolto è patrimonio comune del Paese”, si è accodato il deputato ed ex direttore di SkyTg24, Emilio Carelli.
“Qui non stiamo parlando di finanziamenti all’editoria ma di prorogare una convenzione per assolvere un servizio pubblico essenziale. Visto che la Rai, con il suo canale istituzionale, sarà pronta solo tra alcuni mesi, Radio Radicale è la sola in questo momento che può garantire questo servizio e deve continuare a farlo finché la Rai non sarà pronta ad assicurare il fondamentale diritto dei cittadini ad essere informati”, ha aggiunto il vice presidente della Vigilanza Rai, Primo Di Nicola. D’altra parte, con i suoi 285 impianti contro i 120 dichiarati (80 più 40 di rinforzo) dalla Rai, Radio Radicale assicura in questo momento la più capillare copertura nazionale.
Resta un fatto, vista anche la posizione assunta dalla Lega, che per i Cinque Stelle la questione rischia di diventare esplosiva. Fonti parlamentari M5S interpellate da La Notizia, spiegano che “Crimi sta lavorando ad un testo (una mozione, ndr) da sottoporre alla maggioranza finalizzato ad individuare modalità per salvaguardare gli archivi e che sia altresì garantito dal concessionario di servizio pubblico un servizio analogo a quello previsto dalla convenzione scaduta”. Cosa che, però, il servizio pubblico (la Rai) non sarebbe in grado di garantire da subito. Prima delle Europee, il ministro Luigi Di Maio aveva assicurato che da lunedì scorso si sarebbe occupato della questione. Il risultato elettorale lo ha costretto a concentrarsi su altro. La Notizia ha provato a contattate il suo staff al Mise per capire se, nei prossimi giorni, siano previste iniziative. Ma senza ricevere risposta.