La linea che seguirà l’Italia nella risposta alla Commissione europea dopo i pesanti rilievi inviati due giorni fa, è stata illustrata chiaramente dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria: “Le cose stanno andando per il verso giusto. Le manovre correttive non servono”. Insomma, assolutamente in linea con quanto già dichiarato nelle ore precedenti dai due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Per entrambi, infatti, i rilievi avanzati dalla Commissione di Jean-Claude Juncker non troverebbero ragion d’essere. “Risponderemo con dati e numeri positivi che metteranno il Paese al riparo da altre lettere”, ha spiegato non a caso Salvini in conferenza stampa. “Lo Stato italiano – ha aggiunto ancora – sta incassando di più e spendendo di meno del previsto. E questa per i ‘controllori’ dovrebbe essere una buona notizia”.
CHI HA COLPA E CHI NO. Ma nel corso del dibattito al Festival dell’economia di Trento cui ha partecipato ieri Tria, il ministro ha anche spiegato le ragioni della lettera di Bruxelles e i motivi per cui ora la Commissione dovrà essere “comprensiva”. Il mancato obiettivo del debito nel 2018 da parte dell’Italia è “dovuto principalmente al forte rallentamento dell’economia”, ha spiegato il titolare del Mef. “Abbiamo ricevuto la lettera dalle Commissione, era attesa da tempo, è stata deciso di darla dopo le elezioni per non turbare in qualche modo il risultato elettorale”, ha spiegato. “Stiamo rispondendo, il contenuto della risposta non è corretto dirlo prima che il ricevente la legga, non c’era nulla di segreto, c’è il mancato raggiungimento del debito nel 2018. Daremo la nostra risposta su come mai non abbiamo raggiunto l’obiettivo, il problema è che c’è stato un forte rallentamento dell’economia l’anno scorso, questo è il motivo principale per cui non è stato centrato l’obiettivo del debito”. Insomma, esattamente come detto anche da Di Maio due giorni fa, il problema sarebbe – semmai – imputabile più alle scelte e all’operato del precedente Governo (targato Pd) che alle scelte di quello Conte.
LA STRATEGIA. Ma il motivo per cui, secondo Tria, né servono manovre correttive né interventi sanzionatori da parte della Commissione, starebbe nel fatto che, secondo i calcoli del Governo, “nel 2019, senza alcuna manovra correttiva, si avrà un deficit inferiore a quello scritto come previsione nell’ultimo Documento di economia e finanza” e quindi “da questo punto di vista ci dovrà essere comprensione” da parte della Commissione Ue. Speriamo, a questo punto, che basti l’alibi della comprensione anche per Bruxelles. Ma il vero problema, ha spiegato ancora il ministro, è “non spaventare gli investitori: in un momento di forte rallentamento non siamo in condizioni di far aumentare il debito ma non possiamo” nemmeno “andare in modo accelerato a riduzione del debito” perché non darebbe “maggiore fiducia agli investitori che devono” anche “vedere prospettive di crescita”. Ora la palla è rimessa nelle mani di Giuseppe Conte e della sua capacità di trattativa. Capacità mai messe in discussione dalla Lega né tantomeno dai Cinque stelle. Che per ora, viste anche le vicissitudini interne, guardano la questione con attenzione ma in seconda fila. Ma è questione di tempi: dopo l’incontro di ieri tra Tria e la Lega, anche il Movimento, come spiegato da Stefano Patuanelli, incontrerà il ministro nei prossimi giorni.