di Stefano Sansonetti
Davvero niente male, almeno come primo mese di lavoro. Il governo guidato da Enrico Letta sta cercando tra mille difficoltà di prendere il volo. Ma c’è un settore in cui il decollo è già abbondantemente avvenuto. Si tratta dei voli di stato, argomento a dir poco sensibile quando si parla di contenimento dei costi e di “sobrietà” dei comportamenti. Si dà il caso che nel mese di maggio, di fatto nei primi 30 giorni di lavoro, il governo Letta abbia utilizzato 22 voli di stato, di cui 16 per trasportare alcuni ministri e 2 per esigenze della presidenza del consiglio. Ne viene fuori che il recordman degli aerei blu, al momento, è il ministro della difesa Mario Mauro, con 8 viaggi, seguito da Emma Bonino con 3, Fabrizio Saccomani e Maurizio Lupi con 2 ciascuno e Josefa Idem con 1. Il fatto che salta all’occhio, però, è che alcune delle tratte percorse sono coperte da voli di linea. Sono questi a dover essere impiegati, quando disponibili, in base a una direttiva del settembre 2011 messa a punto dall’allora governo Berlusconi ma pubblicata in Gazzetta Ufficiale nell’era Monti. Qualche ministro del nuovo governo, almeno a una prima occhiata, sembra però essersene scordato.
Le tratte
Lo scorso 6 maggio, per esempio, Mauro ha preso un aereo di stato per andare da Roma a Bruxelles e per tornare il giorno successivo nella capitale. Peccato che la tratta Roma-Bruxelles sia coperta da numerosi voli di linea nell’arco di tutta la settimana (anche solo a limitarsi alle possibilità offerte da Alitalia). Il ministro dell’economia, Saccomanni, il 10 maggio ha preso un aereo di stato per recarsi a Londra. E anche sulla tratta Roma-Londra si possono fare le stesse considerazioni, vista l’ampia scelta di voli di linea giornalieri effettuati da più compagnie. Nella lista compaiono anche due voli di stato di Lupi, nuovo ministro delle infrastrutture. L’8 maggio si è reso protagonista di un viaggio su aereo di stato da Roma a Genova, comprensivo di ritorno. Siamo alle solite: quanto trasferimenti di linea ci sono ogni giorno tra Roma e Genova? Molti, basta andare a dare un’occhiata. Ancora Lupi, il 23 maggio, ha allacciato le cinture per volare su un aereo blu da Torino a Roma, altra tratta abbondantemente coperta da voli di linea e dai treni. Accanto a questi casi ci sono viaggi che a prima vista parrebbero più giustificati. Tra il 3 e il 5 maggio ancora Mauro ha preso voli di stato per spostarsi tra Italia e Afghanistan (Roma-Herat-Kabul). Il 22 maggio il ministro degli esteri Bonino ha preso un volo blu per Amman (Giordania). Qualche giorno prima, però, per la precisione il 16 maggio, era stata ospitata su un aereo blu per un’andata e ritorno Roma-Strasburgo. Sicuri che non si sarebbe potuto trovare un volo di linea? La stessa domanda sembrerebbe potersi porre al ministro delle pari opportunità Josefa Idem, che sempre il 16 maggio si è recata da Roma a Rotterdam più ritorno.
Le norme
Ora, la circolare attuata da Monti parla chiaro. Un volo di stato, che va richiesto alla presidenza del consiglio, può essere autorizzato se sussistono “comprovate, imprevedibili, e urgenti esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle funzioni istituzionali e l’impossibilità di provvedere ai trasferimenti con voli di linea”. La Notizia ha chiesto lumi a palazzo Chigi sui voli di stato che a maggio hanno riguardato tratta coperte da alternative. “Per questi voli”, è stata la risposta, “risultano rispettate norme e disposizioni del caso”. Ma il problema c’è, se sempre palazzo Chigi ha ammesso che il 10 maggio, quando alcuni voli erano già stati autorizzati, il segretario generale Roberto Garofoli ha diramato una circolare per richiamare al rigoroso rispetto della direttiva. “Sarà necessario assicurare che ogni istanza per la concessione di un volo di stato sia corredata da documentazione attestante le circostanze che rendono indispensabile ed eccezionale l’utilizzo del mezzo aereo”. Per questo, continua la circolare, “è necessario che ogni istanza rechi una sintetica ma dettagliata relazione”. Anche perché gli aerei di stato costano. Secondo le ultime stime la sola manutenzione dei 3 Airbus 319, dei 5 Falcon 900 e di 2 elicotteri AW139,si porta via 22 milioni di euro l’anno.