“Un morto che cammina”. Per le cosche crotonesi, il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri era come Giovanni Falcone. L’accostamento è esplicito ed emerge dalle intercettazioni registrate dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta “Malapianta” che ieri ha portato all’arresto di 35 persone, tutti ritenuti affiliati o vicini alla locale di San Leonardo di Cutro, una costola del potente clan Grande Aracri, fino ad oggi mai individuata.
Dall’inchiesta è emerso che dell’esercito di turisti che in estate affollavano il litorale fra Catanzaro e Crotone, l’unica a beneficiarne era la ‘ndrangheta. E dalle carte emerge l’inquietante intercettazione contro Gratteri. Non si tratta di un progetto di attentato ai danni del magistrato, chiariscono gli investigatori. Ma quasi di una constatazione. Gratteri per loro è come Giovanni Falcone “quando ha superato il limite – li si ascolta dire – se lo sono cacciato”.
Al clan di San Leonardo di Cutro, Gratteri fa paura. Ma probabilmente non hanno la forza o il potere criminale per immaginare un’azione contro di lui. Altri, che neanche osano nominare, però potrebbero, così come facilmente potrebbero scoprire il domicilio del procuratore, riservato per motivi di sicurezza. “Volendo, non lo scoprono?!” commentano. Ma – si legge nel fermo – allo stato sembrano solo commenti di boss e luogotenenti preoccupati per l’arrivo a Catanzaro del procuratore Gratteri e che per questo adottano una serie di “misure di sicurezza”.