Il day after delle Europee, che ha consegnato alla Lega un risultato oltre ogni più rosea aspettativa, è il giorno del trionfo di Matteo Salvini. La consacrazione dell’uomo solo al comando che ha portato il Carroccio dal 6,15% del 2014 al 34,33% del 2019. Invertendo, di fatto, le percentuali e il relativo rapporto di forza con il Movimento Cinque Stelle (reduce da un deludente 17,1%) rispetto al verdetto delle Politiche di appena un anno fa.
LA SQUADRA. Un voto, quello per il rinnovo dell’Europarlamento, che pur non spostando gli equilibri parlamentari nazionali tra i due alleati di Governo (i 5S restano maggioranza relativa sia alla Camera che al Senato), rende d’altra parte legittimo chiedersi quali contraccolpi avrà l’ultimo verdetto elettorale sugli assetti di Governo. Sull’agenda dell’Esecutivo, innanzitutto, ma anche sulla sua composizione. Certo, sul punto il ministro dell’Interno, Salvini ha rassicurato: “Non mi interessa il riequilibrio dei poteri interni – ha ribadito il vicepremier tirando le somme del voto dal quartier generale del Carroccio di Via Bellerio a Milano -. Ho sentito il premier Conte, la lealtà della Lega non è in discussione”.
Eppure, a sentire i discorsi che rimbalzavano ieri in transatlantico tra i parlamentari del Carroccio gongolanti per il successo appena ottenuto, una prima novità nell’assetto dell’Esecutivo sembrerebbe imminente. La casella vacante del ministero degli Affari europei, liberata da Paolo Savona per andare ad occupare la delicata presidenza della Consob, sarebbe in procinto di essere riempita proprio da una pedina della Lega. “è in arrivo una lettera della Commissione europea sull’economia del nostro Paese e penso che gli italiani diano mandato a me e al Governo di ridiscutere in maniera pacata parametri vecchi e superati”, ha spiegato, del resto, lo stesso Salvini.
E a chi, se non al prossimo ministro degli Affari europei, competerebbe l’onere di ricontrattare con l’Ue i parametri messi nel mirino dal leader della Lega? Per il ruolo che fu di Savona, ieri in ambienti leghisti circolavano anche indiscrezioni sui possibili papabili. Tra i nomi in pole, quello dell’attuale presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, l’economista Alberto Bagnai.
L’AGENDA. Si vedrà. Poi resta il tema dell’agenda di Governo. Che nella prospettiva della Lega non può prescindere dal tema dell’immigrazione (a breve sarà varato il decreto Sicurezza bis). “A Riace e Lampedusa, i due comuni che la sinistra ha scelto come simbolo dell’antisalvini, la Lega ha vinto con oltre il 30%”, ha sottolineato Salvini. “Quella sui migranti sarà la prima battaglia che vinceremo in Europa, la geografia in Europa è cambiata”, ha aggiunto. E per il collega M5S, Luigi Di Maio, ha speso parole rassicuranti: “Siamo fermi a dei messaggi di ieri notte. Ma nervi saldi, testa alta per quanto riguarda noi, questo è quello che gli italiani ci chiedono”.
Prima di fissare, a proposito dell’agenda di Governo, i paletti della Lega sulle prossime priorità dell’azione dell’Esecutivo: “Ridurre le tasse, accelerare su autonomia e infrastrutture”. Che tradotto, vuol dire soprattutto Tav, l’opera più odiata dai Cinque Stelle sulla quale, però, secondo Salvini la vittoria del Centrodestra in Piemonte equivale ad un via libera. Nodi che il premier Giuseppe Conte dovrà tentare di districare. A partire dal primo vertice di maggioranza post- elettorale fissato per oggi.