Hanno soffiato sul fuoco del razzismo dilagante, hanno aumentato le paure nelle periferie più degradate, hanno cercato di mostrare in ogni modo i muscoli con inquietanti marce, e hanno persino riesumato vecchi arnesi di cui si erano perse le tracce dagli anni di piombo, ma non hanno sfondato. Anzi. Il risultato dei neofascisti italiani alle europee è stato ridicolo. Sono finiti dietro allo stesso partito animalista. Italiani dunque più interessati a cani e gatti che a CasaPound e Forza Nuova, al centro dell’attenzione nelle cronache ma non nelle urne. Le tartarughe si sono fermate allo 0,33% e il partito di Roberto Fiore allo 0,15%. Insieme non raggiungono neppure mezzo punto percentuale. Una distanza abissale dalla soglia di sbarramento.
Volevano andare a Bruxelles per dare la definitiva spallata all’Unione europea e sono invece rimasti sul suolo patrio, di cui si ergono a custodi, sotto una brutta doccia gelata. Percentuali insignificanti che rendono ancor più difficile digerire la tolleranza, se non addirittura l’appoggio, che i neofascisti hanno avuto da tempo da parte di qualche esponente dei partiti maggiori. Lo zero virgola di CasaPound e Forza Nuova non rappresenta però uno scampato pericolo. La Lega di Matteo Salvini ha superato infatti il 34%, il partito più votato in Italia, e sembra proprio che molti simpatizzanti dell’estrema destra abbiano deciso di puntare direttamente sul cavallo vincente, quello del Capitano.
Non a caso lo stesso leader di CasaPound, Simone Di Stefano, oltre ai soliti attacchi ai media e alla sinistra, a quello che ha definito un “assurdo dibattito tra fascismo e antifascismo”, ha riconosciuto subito la sconfitta, specificando che oltre la metà degli elettori delle “tartarughe” ha scelto altri partiti o di restare a casa. Sempre Di Stefano ha però poi aggiunto che una consolazione l’ha avuta e che è stata quella del trionfo della Lega. “Questo fronte antifascista ha clamorosamente fallito – ha dichiarato – e hanno vinto i partiti convinti di poter riformare l’Unione europea”. Infine l’affondo contro l’Ue: “L’unica mia speranza è che le frizioni interne scatenate dai nuovi equilibri la frantumino in mille pezzi”.
Posizioni analoghe a quelle espresse da Fiore, sostenendo che i suoi voti sono andati a Salvini e in parte a Giorgia Meloni. Con l’ennesimo plauso al capo della Lega, che ha saputo cavalcare “da posizione privilegiata il “prima gli Italiani”, il Rosario, i temi della sovranità e la lotta all’immigrazione”, coniugandoli “con l’attacco all’Europa di Bruxelles”. Fiore è ancor più esplicito di Di Stefano: “Le battaglie che noi tutti abbiamo combattuto per anni non sono state vane, anzi, hanno contribuito non poco alla positiva mutazione politica di tantissimi Italiani, scalfito l’antifascismo e messo in discussione l’impianto culturale liberal ed antinazionale del pensiero unico politicamente corretto”. Per il capo di FN si tratta di idee che “hanno certamente fatto maturare nel leader leghista, e anche in parte di Fratelli d’Italia, un pensiero di matrice nazional popolare difficilmente contrastabile nella sua formulazione e nei suoi obiettivi principali”.
Allargando lo sguardo agli altri Paesi, dispiaciuto per i risultati negativi dell’Npd, di Alba Dorata e di altri partiti dell’Apf, il numero uno di Forza Nuova ha manifestato infine soddisfazione per il 12% dei consensi raccolti in Slovacchia dal partito nazionalisra di Marian Kotleba. E se a tutto questo si aggiunge la vittoria di Marine Le Pen in Francia, il 17% dell’estrema destra in Svezia e in Austria, e il 16,4% in Lettonia l’onda nera continua ad apparire particolarmente minacciosa. L’Unione europea è salva, ma sovranisti ed estremisti neri non mollano.