I Popolari restano il primo partito ma la maggioranza con i socialisti è un lontano miraggio. Crescono, di contro, verdi e destre, anche se quest’ultime a macchia di leopardo. Potrebbe essere sintetizzato così il risultato europeo secondo le prime proiezioni. Al Ppe dovrebbero essere assegnati 178 seggi, seguito dai socialisti e democratici con 152, e dai liberali con 108. Quarti i Verdi con 67 europarlamentari, mentre l’Enf (il gruppo della Lega di Salvini) avrebbe 55 seggi e l’Efdd (il gruppo dei Cinque Stelle e di Farage) 53. Si tratta, ovviamente, di dati parziali. Una possibile maggioranza del vecchio “establishment” sarebbe possibile solo se il Ppe si alleasse con i Socialisti e con i Liberali dell’Alde, che invece guadagnano: nel 2014 ne avevano 68 e oggi 108.
L’AVANZATA SOVRANISTA. Ma è entrando nel dettaglio dei singoli Paesi che emergono risultati che potrebbero condizionare anche le politiche dei singoli Paesi. Il caso più eclatante è senz’altro quello francese, dove si registra il sorpasso della lista sovranista di Marine Le Pen (23,7%) su quella del presidente Emmanuel Macron (22,5). La leader del Rassemblement national ha dichiarato, non a caso, che ora “il presidente non ha altra scelta che sciogliere l’Assemblea nazionale”. In Germania invece – dove l’affluenza al 60% è la più alta dal 1989, anno della riunificazione – è in vantaggio la Cdu di Angela Merkel con il 27,5%, ma perde il 7,8%. L’Spd otterrebbe 15,6%, perdendo l’11,9%. Successo, invece, dei Verdi, che arrivano al 20.5%, con un +9.8%, ben oltre le attese, e diventano il secondo partito.
L’estrema destra dell’AfD sta al 10.5% (+3,4%). Sul fronte sovranista, però, il risultato più schiacciante è senz’altro quello del partito del premier ungherese, Viktor Orban: sulla scia delle vittorie sovraniste di Salvini e Le Pen, Fidesz, ha riportato una vittoria schiacciante: il 52,14% delle preferenze, mentre i socialisti si sono fermati al 16,26%. Dopo l’annuncio dei risultati, il premier ha affermato che “di sperare che si realizzi un cambiamento nell’arena pubblica europea a favore di quei partiti che vorrebbero fermare le migrazioni”. E il peso di Orban potrebbe essere determinante, essendo in bilico tra l’ala sovranista e il Ppe. Ma anche così non sembra possa reggersi in piedi un’ipotetica maggioranza Ppe-sovranisti, che si fermerebbe sotto i 370 seggi necessari per governare l’Aula.
Il fronte sovranista, però, può sorridere anche per il risultato in Polonia, dove il partito diritto e giustizia(Pis), dell’euroscettico Jaroslav Kaczynski, sarebbe al 42,4%, seguito dalla Coalizione europea (Ke) al 39,1%, partito centrista. Buon risultato (anche se non plebiscitario) anche quello della destra fiamminga che avanza nelle europee: come in quelle federali, il Vlaams Belang diventa il secondo partito (con il 12,1%) davanti al fiammingo N-Va (14,2%), e guadagna 7 punti.
MACCHIA DI LEOPARDO. Quel che è certo, però, è che i dati in Europa non sono omogenei. E ciò, ovviamente, spiega il perché sia, numeri alla mano, raggiungere una maggioranza salda. Se infatti in alcuni Paesi si assiste al balzo dei sovranisti, in altri ad avanzare sono i Verdi. Non solo, come detto, in Germania, ma anche in Francia (dove si posizionano terzi). Senza dimenticare Irlanda, Austria e Olanda dove superano comunque il 10% delle preferenze. E sulla scia dei Verdi reggono anche i partiti socialisti. Così in Danimarca e così in Portogallo. E, soprattutto, così in Spagna, dove il premier Pedro Sanchez vincere con un distacco di oltre dieci punti sui Popolari.