Sono solo due i vincitori di queste elezioni Europee, stando ai risultati non ancora definitivi sia in termini percentuali che di voti assoluti. E sono la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. E i Cinque Stelle? è mancato il voto al Sud che ha penalizzato il Movimento di Di Maio più di quanto il Nord abbia premiato, in proporzione, la Lega di Salvini. In altre parole, proprio i territori nei quali i Cinque Stelle avevano raccolto di più alle Politiche dell’anno scorso, hanno fatto segnare un calo dell’affluenza rispetto alla media nazionale.
Ma attenzione: traslare l’esito delle elezioni Europee proiettandolo sulle Politiche sarebbe azzardato. Non è una novità, del resto, che, in base al principio della prossimità, una parte degli italiani aventi diritto al voto disertino la chiamata alle urne quanto più l’istituzione interessata dal voto è lontana. Una tendenza che, in questo caso, si è manifestata pesantemente proprio al Sud. Rispetto alla media dell’affluenza nazionale (comunque in calo sul 2014) spiccano, invece, in positivo le Regioni del Nord: dal Piemonte (64,67%) alla Lombardia (64,10), contro il 37,51% della Sicilia e il 36,25 della Sardegna.
CHI PIANGE E CHI RIDE. Fedeli al principio secondo il quale, anche se parliamo di frutta, le mele vanno confrontate con le mele, dal raffronto tra il risultato delle Europee di ieri con quelle del 2014, come detto, Lega e Fratelli d’Italia sono gli unici vincitori di questa tornata. Tutti gli altri partiti chiudono l’election day con il segno meno. Sebbene mediaticamente sia più semplice enfatizzare il calo del M5S, a livello puramente statistico la flessione più eclatante è quella del Pd: nonostante l’effetto positivo del nuovo segretario Nicola Zingaretti, il Partito democratico dimezza quasi gli 11 milioni di voti raccolti da Renzi nel 2014 (40,82%).
Anche se lo sport del momento a Largo del Nazareno sembra essere l’autogratificazione del sorpasso sui Cinque Stelle. Allo stesso tempo, come il Pd, i grillini registrano un calo sia in termini di voti assoluti che percentuale, ma in misura ridotta rispetto ai dem. Capitolo Forza Italia. Come Pd e M5S, anche il partito dell’ex Cavaliere ha perso molti voti. Ma, paradossalmente, FI continua ad essere determinante per le sorti di un eventuale Governo di Centrodestra. Ulteriore dimostrazione del fatto che, prima di vendere la pelle dell’orso Berlusconi, bisogna averlo catturato.
SI RESTA GIALLOVERDI. Alla luce del risultato elettorale sorge spontanea una domanda: a Salvini conviene rompere l’alleanza gialloverde per capitalizzare il bottino delle Europee anche alle Politiche? La risposta è No. Ed è stato lo stesso leader della Lega a sottolinearlo nella prima analisi post voto. Da abile stratega quale è, Salvini programma a lungo termine la linea del suo partito senza correre rischi inutili. Se da un lato, infatti, vive di istantanee Social acchiappando milioni di voti tra i cosiddetti flotters (elettori fluttuanti), dall’altro, nel lungo periodo, sa benissimo che sarebbe molto azzardato andare ad elezioni anticipate soltanto con l’alleata Meloni.
Perché fare un salto nel buio se da oggi, alla luce della straordinario performance delle Europee può trattare da una posizione di forza con l’alleato di Governo? Salvini ha raccolto anche quello che hanno seminato i Cinque Stelle. La luna di miele tra Salvini e Di Maio, che hanno goduto entrambi di un elevato gradimento dell’opinione pubblica, si è interrotta dopo l’approvazione dei due cavalli di battaglia: il Reddito di cittadinanza e Quota 100. Da quel momento Salvini ha personalizzato la campagna elettorale, trasformando le Europee in un referendum su se stesso. Al contrario di Di Maio.
(L’autore è il Presidente e Ad Gpf Inspiring Research)