Il risultato più rilevante che viene fuori dalle urne di ieri è che finita una campagna elettorale non ce ne sarà subito un’altra. La Lega ha fatto il pieno di voti in tutta Italia, compreso il Sud e Roma, il Pd ha recuperato il ruolo di alternativa alla maggioranza gialloverde e i Cinque Stelle continuano a pagare caro il prezzo necessario per realizzare i loro programma. I loro elettori, diventati popolo attorno a parole guerriere, non digeriscono i compromessi determinati dal contratto col Carroccio e dalla responsabilità di governare.
In meno di un anno sono state fatte cose che in passato neppure ci si sognava in materia di riequilibrio sociale, lotta agli sprechi e ai privilegi, ma a questo punto non c’è dubbio che chi ha riposto grandi speranze nel Movimento alle scorse politiche si aspettava un più radicale cambiamento. I numeri delle europee, nel loro complesso, non lasciano molta alternativa alla prosecuzione dell’Esecutivo di Giuseppe Conte, ma così come Salvini ha vinto utilizzando tutto l’armamentario di un certo simbolismo identitario, crocifisso compreso, Di Maio ha cinque stelle ancora tutte da far brillare in questa Italia corrosa da corruzione, abusi ambientali e cittadini trattati come sudditi.
Non ci sono altre strade, visto che la Lega potrebbe vincere eventuali nuove elezioni solo tornando a consegnarsi a Berlusconi, mentre il Pd che ieri notte gioiva come un matto per aver dato un inatteso segno di vita, con il suo venti per cento non va da nessuna parte. Sul fronte europeo, l’avanzata delle forze sovraniste e populiste continua ed è netta, ma ancora insufficiente a cambiare le sorti del Parlamento e delle grandi istituzioni comunitarie. Contare di più per l’Italia non sarà facile e toccherà a Conte individuare una personalità di tale peso da poter spuntare una delega di qualche peso in Commissione, visto che con gli attuali numeri rischiamo di doverci accontentare delle briciole.