Da lunedì prossimo, e fino a venerdì 31 maggio, 50 candidati sfileranno davanti alla commissione esaminatrice del ministero dell’Istruzione per realizzare un sogno: un posto da dirigente amministrativo di seconda fascia al dicastero. Ma proprio su questo concorso potrebbero presto piovere una serie di ricorsi al Tar da parte degli esclusi. Motivo: una serie di rilievi che negli ultimi giorni hanno preso a circolare insistentemente anche nei corridoi del Miur. Senza contare l’alta concentrazione di “figli di” che hanno superato la prova scritta. Ma per capire di cosa stiamo parlando, bisogna partire dal principio.
UN PASSO INDIETRO. Il concorso, che prevede l’assunzione di 5 dirigenti, è stato bandito quando in Viale Trastevere c’era ancora Valeria Fedeli. Pochi mesi dopo, le è subentrato il leghista Marco Bussetti (nella foto) che ha confermato il concorso cambiando, però, due terzi della commissione esaminatrice. La ragione – dicono le malelingue – sarebbe da ricondurre ad una diversa collocazione politica dei due commissari “sollevati”. Ma, al di là del dettaglio, il concorso procede spedito: il 25 e 26 ottobre 2018 si tengono le prove scritte. E qui si manifesta la prima piccola stranezza. Secondo quanto risulta a La Notizia, gli aspiranti dirigenti erano 1.400 per 5 posti. Ma, nonostante l’articolo 12 del bando preveda l’eventualità di una prova preselettiva “per l’elevato numero di candidati”, si è deciso di soprassedere.
Alla fine, alle prove scritte decidono di partecipare, nei due giorni stabiliti, un totale di 432 candidati il primo giorno e 422 (dieci non si sono ripresentati) il secondo. Le stranezze, però, non finirebbero qui. Secondo quanto riferito dai presenti, infatti, il secondo giorno il presidente della commissione esaminatrice (un direttore generale della Corte dei conti in pensione, e non un magistrato) avrebbe messo a disposizione una ventina di copie del regolamento Ue 2016 sulla privacy. Così, nel corso della prova scritta, si sono generati capannelli di candidati per la consultazione del testo. Facendo spazientire i candidati che, invece, secondo la prassi, si erano presentati muniti dei testi consentiti.
A far dubitare alcuni esclusi dei risultati, però, sarebbero stati anche i voti: quasi tutti gli ammessi – come risulta dalla griglia dei risultati consultabile online sul sito del Miur – hanno ottenuto il punteggio minimo di 70 sia alla prima che alla seconda prova scritta. Certamente una casualità, sulla quale alcuni degli esclusi, però, hanno voluto vederci chiaro, chiedendo l’accesso agli atti. In particolare, ai compiti degli ammessi. Accesso negato per questione di privacy, nonostante il Foia.
TUTTO IN FAMIGLIA. Ma è qui che la questione si fa più intricata. Tra i 50 ammessi alla prova orale di lunedì, molti già lavorano al ministero con contratti a tempo determinato in ruolo dirigenziale. è il caso, ad esempio, di Giuseppe Pierro, che lavora a stretto contatto con Claudia Tiano (anche lei assunta con contratto a termine), figlia della dirigente Maria Maddalena Novelli, incidentalmente membro della commissione esaminatrice. Ma non è tutto. Legati da rapporti di parentela, tra i 50 ammessi all’rale, ci sono anche Marco Coccimiglio ed Emanuele Bertulli, rispettivamente figlio e nipote di un ex dirigente Miur in pensione. E, ancora, Azzurra Mottolese, figlia di Edwige Mastantuono, dirigente in ruolo del Miur. Stesso dicasi per Barbara Proietti, figlia della dirigente Assunta Cioffi.