Ci mancava il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ad accendere un’altra miccia. Piazzando l’ennesima mina sul fronte del Governo. Tutta colpa dell’entrata a gamba tesa del titolare del Mef nella delicata partita incrociata che il leader M5S, Luigi Di Maio, sta giocando in queste ore sul decreto famiglia con l’alleato, Matteo Salvini, impegnato da giorni a battere i pugni sul tavolo per portare a casa il dl Sicurezza bis.
NUMERI DUBBI. Ma se sul provvedimento targato Lega incombono i dubbi del Colle e le resistenze grilline, da ieri, a mettere i bastoni tra le ruote a quello dei Cinque Stelle ci ha pensato proprio Tria. “Le coperture per ora non sono state individuate. Non sappiamo cosa sia questo miliardo – ha detto il ministro dell’Economia ospite ad Agorà su Rai3, riprendendo le osservazioni formulate in un parere della Ragioneria dello Stato -. Se si spenderà meno di quanto preventivato per il reddito di cittadinanza si saprà a fine anno e non adesso. È inoltre chiaro che queste spese non possono essere portate all’anno successivo”.
Un’uscita che ha irritato i vertici del Movimento, costringendo all’altolà Di Maio in persona: “Il decreto famiglia è una priorità politica, i soldi ci sono, l’Inps ci dice che un miliardo quest’anno lo riusciamo a recuperare – ha replicato a muso duro il leader M5S ai rilievi del collega -. Per me quando si decide dove destinare i soldi è la politica che lo decide non i tecnici, fermo restando che ho sempre apprezzato il ruolo da cane da guardia dei conti (di Tria)”.
MISURA URGENTE. Una tegola, quella delle riserve avanzate da Via XX Settembre, caduta peraltro proprio mentre la resistenza del Carroccio al provvedimento sponsorizzato dal Movimento si stava spegnendo nelle pieghe dell’iter parlamentare sul decreto Crescita. Alla Camera, infatti, è stato dichiarato inammissibile, dalle commissioni riunite Bilancio e Finanze, l’emendamento del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, che puntava a rafforzare il bonus bebè. Mentre è sopravvissuto solo quello che prevede una detrazione fiscale ad hoc per l’acquisto di latte e pannolini. Emendamenti che, secondo il Carroccio, avrebbero reso superfluo l’ulteriore intervento per decreto da parte dei Cinque Stelle: difficile ora continuare a sostenere questa posizione dopo che le modifiche proposte dalla Lega al dl Crescita sono state, di fatto, dimezzate. Ma non finisce qui.
Quello sul decreto Famiglia non è stato l’unico affondo di Tria. Che se da un lato ha definito “fattibile” la Flat tax (“dipende da come verrà disegnata, come verrà inserita in una riforma fiscale”) dall’altro ha bersagliato il bonus degli 80 euro di Renzi: “Fu una decisione sbagliata, tecnicamente fu un provvedimento sbagliato e anche il precedente governo cercava di cambiarlo. Nell’ambito della riforma fiscale gli 80 euro saranno riassorbiti”. Salvo poi fare marcia indietro con un nota del Mef: Tria “non ha mai parlato di taglio degli 80 euro, ma piuttosto di un possibile loro riassorbimento nell’ambito di una futura revisione del prelievo fiscale”.