di Stefano Sansonetti
Dalle parti di Invitalia, sembra il caso di dire, sono abituati a fare le cose in grande. Se va fatta un’infornata di consulenti, devono essersi detti i vertici della società pubblica controllata dal Tesoro, è meglio non usare mezze misure. Il risultato è che da inizio anno la struttura guidata dall’amministratore delegato Domenico Arcuri (in scadenza) ha elargito la bellezza di 112 incarichi, spendendo 2 milioni e 884 mila euro. In media fanno 25.750 euro a collaborazione, con picchi che però riescono a raggiungere i 183 mila euro lordi l’anno. Nella spartizione della torta, tra l’altro, Arcuri e colleghi hanno spesso e volentieri privilegiato ex manager pubblici in pensione e i soliti politici trombati, che in operazioni del genere spuntano sempre come funghi dopo la pioggia. Ma Invitalia, che si occupa di attrazione degli investimenti esteri in Italia e di sviluppo d’impresa, non si è certo fermata qui. Sempre da inizio anno, infatti, ha stipulato qualcosa come 142 contratti di fornitura, tra i cui beneficiari ci sono anche Eataly e AltaRoma per tutta una serie di “indispensabili” promozioni.
Gli incarichi
Nella lista delle 112 consulenze la palma della più ricca spetta a quella assegnata a Luigi Mor. Ingegnere genovese, Mor è un ex manager di spicco del gruppo Fincantieri, andato in pensione da qualche mese. Nel 2012 aveva anche abbandonato la poltrona di ad della Nuovi Cantieri Apuania spa, un tempo riconducibile proprio a Invitalia. Insomma, di punto in bianco Mor deve essersi trovato senza strapuntini. E così Arcuri è intervenuto offrendogli un bell’incarico triennale da 183 mila euro l’anno. Di più, perché il relativo contratto, pubblicato su internet dalla stessa società, precisa che “a tale importo sarà aggiunto un ulteriore corrispettivo variabile in relazione al raggiungimento di obiettivi che saranno concordati”. Questo compenso aggiuntivo “è fissato a un valore massimo pari al 20% del corrispettivo fisso annuo”. Nella lista c’è poi Costantino Boffa, premiato con un contratto annuale da 100 mila euro. Ma chi è Boffa? Molto semplice, si tratta di un ex deputato del Pd, nel frattempo rimasto senza uno scranno da occupare. E Invitalia è accorsa a colmare questa lacuna. Tra i “fortunati” troviamo inoltre Andrea Vecchia, arruolato con un contratto di 10 mesi al corrispettivo di 66.500 euro. Già direttore dell’Ipi (Istituto per la promozione industriale) e consigliere di amministrazione della società pubblica Simest, Vecchia era stato da ultimo individuato dai radar come direttore affari regionali di Sviluppo Lazio, oggi società in house della regione per lo sviluppo del territorio. Assegno ricco anche per Francesco Carbonetti, superavvocato, titolare dell’omonimo studio legale, che per un incarico di 8 mesi si porta a casa la bellezza di 67 mila euro. Ma in tutti questi casi si tratta di una goccia nel mare delle 112 consulenze.
Le commesse
Il lasso di tempo è sempre lo stesso. Ma il numero aumenta. Nei primi 5 mesi dell’anno, infatti, Invitalia ha stipulato 142 contratti per le forniture più diverse. Per la “realizzazione di un piano di azione della comunicazione e delle relazioni pubbliche” ha dirottato 185 mila euro nelle casse della società Segest. Altri 166.500 euro sono stati pagati alla Gso srl per la formazione dei quadri e dei dirigenti guidati da Arcuri. Ancora, 1 milione e 133 mila euro sono andati a rimpinguare i conti della Italia Logistica per un’attività di eliminazione degli archivi cartacei di Invitalia. Tra le spese da un certo effetto “estetico” ci sono 6 mila euro versati ad AltaRoma, società che si occupa di moda, nell’ambito di un evento per promuovere una campagna contro la contraffazione. Altri 25 mila euro sono andati a Eataly, la catena alimentare di Oscar Farinetti, più o meno per lo stesso scopo. Un assegno da 5 mila è stato firmato per acquistare spazi pubblicitari sul sito di East, la rivista di geopolitica che fa capo alla banca Unicredit. E così via, fino ad arrivare a 142 contratti.