In un Paese catapultato in una campagna elettorale anche attaccare la Chiesa per un gesto di carità non ha creato a molti il minimo imbarazzo. Ma proprio attorno a tale mossa si è aperto un altro fronte di lotta tra la Lega e il Movimento5Stelle. Un tema affrontato con Francesco Silvestri, vice capogruppo dei pentastellati alla Camera.
Onorevole Silvestri, il gesto dell’Elemosiniere del Papa ripropone la piaga dell’emergenza abitativa. Come coniugare legalità e solidarietà?
Il gesto del cardinale Krajewsky è in linea con quanto sta facendo Papa Francesco, un pontefice che sta cercando di rimettere le esigenze delle persone al centro della sua azione. Il cardinale ha agito seguendo i suoi principi. Dal nostro punto di vista, bisogna trovare un modo legale e serio per risolvere la questione, anche se coniugare giustizia sociale e legalità è la parte più difficile del lavoro della politica. Al di là della vicenda specifica, voglio sottolineare che Roma è una città allo stesso tempo in crisi abitativa e con migliaia di appartamenti sfitti. Possiamo, però, dire che la giunta Raggi ha già agito per porre rimedio a questa situazione a Roma, facendo quasi mille assegnazioni, il doppio rispetto agli anni precedenti.
C’è da mesi una direttiva precisa del Viminale in tema di sgomberi. Eppure, l’occupazione abusiva di Casapound non sembra una priorità.
C’è una graduatoria ben definita sugli sgomberi da effettuare. Non si tratta di creare una polemica su questa vicenda: è necessario garantire il rispetto della legge sempre, quindi tutti gli immobili occupati vanno sgomberati.
Sovranisti ed estrema destra hanno criticato fortemente il Papa. Si può giustificare anche questo in campagna elettorale?
Gli attacchi al Papa non sono accettabili, soprattutto quando assomigliano a pretesti per alimentare la campagna elettorale. Sono mezzucci che non condividiamo ed esprimiamo la nostra vicinanza al Pontefice. Non ci interessa da quale parte politica arrivi questo attacco gratuito. È comunque ingiusto. Detto questo, siamo forza di governo e abbiamo la responsabilità della Capitale. Noi cerchiamo una politica diversa, attenta alle esigenze dei cittadini e non imbrigliata nella propaganda fine a sé stessa.
L’odio, amplificato sui social, viene scatenato appunto anche su Bergoglio. È possibile porre un freno a tutto questo?
I social network sono uno strumento preziosissimo per la comunicazione e per il confronto politico. Ma non devono trasformarsi in canali di diffusione di odio e intolleranza. Come ho già detto prima, è grave che il bersaglio questa volta sia stato Papa Francesco. Dobbiamo quindi ribadire la nostra condanna ad attacchi del genere e usare i social per veicolare messaggi positivi, soprattutto su tutto quello che stiamo facendo per risolvere i problemi delle persone.