Armando Siri fuori dal Governo? “È una vittoria degli italiani”. Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Mattia Fantinati, esulta dopo la decisione del Consiglio dei ministri di ieri, sull’ormai ex sottosegretario, indagato per corruzione dalla Procura di Roma. Ma il pentastellato lancia anche un chiaro messaggio a Matteo Salvini: occhio – dice a La Notizia – alla “vecchia Lega che rialza la testa”, quella di “un progetto vecchio, alternativo a quello di Salvini e sicuramente alla nostra idea di Governo del cambiamento”.
Che, invece, secondo lei è visibile proprio nella decisione di ieri presa da Conte: non si è andato ai voti e la delega di Siri è stata revocata. Ha vinto il Movimento cinque stelle e ha perso la Lega?
Hanno vinto gli italiani. Sono consapevole che la Lega aveva un’opinione diversa ma, alla fine, credo che ci dovranno ringraziare. Se appoggi un governo che si definisce del cambiamento, devi mostrare un cambio deciso anche nel tuo atteggiamento verso la questione morale. Sennò, torni a essere la vecchia, piccola, Lega.
Pare, però, che qualcuno sul fronte leghista si opponga a questo cambiamento: più di qualcuno, tra Governo e maggioranza, ha difeso a spada tratta Siri anche ipotizzando la caduta del Governo stesso.
Mi sembra una follia. Stiamo facendo cose importanti per il Paese. L’occupazione cresce, +60 mila unità, soprattutto i contratti a tempo indeterminato e fra i giovani, e cala la disoccupazione. Il tasso di occupazione arriva al 58,9% e la disoccupazione scende al 10,2%: quella giovanile è al 30,2%. Mai così bassa dal 2011. L’Italia è uscita dalla recessione causata dalle sciagurate politiche di austerità targate Pd, con il Pil a +0,2%. Vi sembra poco?
Ce lo dica lei.
Staccare la spina sarebbe sconsiderato. Fortunatamente, credo a Salvini quando dice che il governo andrà avanti. Sospetto che il problema sia qualche nostalgico del vecchio centrodestra che vuole tornare alla Lega “padana” d’un tempo, stampella di Berlusconi, elettoralmente debole, per avere le mani in pasta sui territori. Un progetto vecchio, alternativo a quello di Salvini e sicuramente alla nostra idea di governo del cambiamento.
Lei sta dicendo che all’interno della Lega c’è qualcuno che vorrebbe non solo far cadere l’esecutivo ma anche Salvini?
Questo non lo so, ma se così fosse, è chiaro che si tratterebbe della vecchia Lega che rialza la testa. I vecchi colonnelli, quelli che devono 49 milioni agli italiani, che puntano ancora al forzaleghismo, alle leggi ad personam e alle leggi bavaglio. Che iddio ce ne scampi. Un progetto antitetico allo spirito del governo del cambiamento. Salvini vorrebbe questo? Credo di no.
A difendere Siri ieri è stata anche il suo diretto superiore, il ministro Bongiorno…
Ho un ottimo rapporto con la ministra Bongiorno e stiamo lavorando bene. Ovvio che non siamo d’accordo su tutto.
Lei è stato molto duro anche con la “fronda” dei 5 stelle: ieri Gallo, vicino al presidente Fico, ha detto che le Autonomie non si faranno.
Non intendo personalizzare la polemica. L’autonomia è nel contratto di Governo e si farà. Che poi debba essere fatta bene, nella cornice della Costituzione, è chiaro. Mettere in discussione in toto le Autonomie non ha senso. Chi fa di tutt’erba un fascio, accusando le Regioni in toto, butta il bambino dell’Autonomia con l’acqua sporca della corruzione. Il M5S vuole un’autonomia vera, che avvicini i cittadini ai territori, favorendo trasparenza e combattendo i fenomeni corruttivi; un’autonomia efficiente, che scongiuri il deteriore fenomeno della moltiplicazione delle spese, prodotto dalla sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione votata dal centrosinistra; un’autonomia partecipata, approvata rispettando la volontà dei cittadini come emersa dai referendum e coinvolgendo in pieno il Parlamento.
Prima Siri, ora le Autononomie: non ha l’impressione che si stia litigando troppo da tutte le parti per credere veramente che questo governo duri 5 anni?
Mi permetta una battuta. Litighiamo meno noi, che siamo due forze diversissime, che alcuni partiti fra le loro mille correnti. Alla fine, il confronto, anche duro, funziona, perché le cose si fanno. Alla Lega, dopo le polemiche su Siri, dico: guardiamo avanti per il bene del Paese, concentrandoci sulle cose da fare, non sulle differenze.