“Gli elementi di prova riteniamo siano solidi”. E’ quanto ha detto il procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma, in merito alla vicenda dello stupro di gruppo, compiuto da due militanti di Casapound, identificati e arrestati dalla Polizia, nei confronti di una 36enne di Vallerano. Tra le prove raccolte dagli inquirenti ci sono anche alcuni filmati fatti dai due arrestati con i telefonini che la procura ha acquisito e ritiene “elementi di prova sufficienti”.
Parla di “scene raccapriccianti” e di fatti di “gravità inaudita ” il gip di Viterbo, Rita Cialoni, descrivendo nell’ordinanza di custodia cautelare i video che incastrato Francesco Chiricozzi e Riccardo Lecci (nella foto). I due, scrive ancora il giudice motivando la misura, hanno commesso “reiterati abusi” sulla donna, agendo in modo “beffardo e sprezzante”. Sono diversi gli spezzoni di video ripresi con i cellulari, uno dei quali dura circa 7 minuti, e iniziano con la ragazza che è già a terra.
Secondo il gip, inoltre, è indice della negativa personalità dei due arrestati “la pervicacia” che ha caratterizzato le loro condotte, risultato di un “mancato controllo degli impulsi”. Chiricozzi e Lecci avrebbero agito “nonostante lo stato di semi-incoscienza” in cui si trovava la vittima.
I due militanti di Casapound, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, hanno parlato di un “rapporto consenziente”. “Hanno fornito una versione dei fatti in parte divergente da quella della persona offesa”, ha detto l’avvocato Marco Mazzatosta, “non sono i mostri che vengono descritti, sono ragazzi di 20 anni che hanno avuto un rapporto” e ritengono che sia “consenziente, sulla base di una serie di elementi che non vi possiamo dire”.
“Confidiamo nelle prove in mano agli avvocati le quali, ne siamo certi, scagioneranno i nostri ragazzi”, scrive su Facebook Casapound Viterbo. “Non intendiamo partecipare – aggiunge il movimento di estrema destra – alla gogna mediatica, già abilmente partita guarda caso insieme all’inizio della campagna elettorale, nei confronti di due suoi giovanissimi militanti. Il reato contestato è molto grave ed estraneo al nostro Dna e sarà la magistratura a dover decidere la colpevolezza o l’innocenza dei ragazzi, in base alla veridicità delle affermazioni della parte lesa”.