Un migrante gambiano di 26 anni ha perso la vita in un incendio divampato la notte scorsa all’interno di una baracca nel ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Gli inquirenti dovranno accertare se il giovane sia morto nel sonno per i fumi sprigionati nell’incendio o per altre cause. Il gambiano è stato ritrovato carbonizzato. La baracca era costituita prevalentemente da lamiere e legno.
“La tragedia – ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini – conferma che i grandi insediamenti di stranieri, legali e abusivi, che abbiamo ereditato dalla sinistra erano e sono un problema. Abbiamo il dovere di riportare sicurezza, ordine e legalità continuando con i controlli, gli sgomberi e i progressivi svuotamenti. L’abbiamo fatto a San Ferdinando (dove la baraccopoli abusiva era arrivata a contenere fino a 3mila persone) e stiamo intervenendo a Borgo Mezzanone (ora nel Cara ci sono meno di 150 ospiti, nel 2017 erano circa 1.600 e recentemente abbiamo cominciato ad abbattere l’insediamento abusivo nato nei dintorni dove sono gravitate fino a 4mila persone). Non solo. Abbiamo chiuso i grandi centri di accoglienza veneti a Cona e Bagnoli e stiamo azzerando le presenze a Mineo. Andiamo avanti, passando dalle parole ai fatti”.
Secondo quanto hanno riferito alcuni amici della vittima che risiedono nella stessa baraccopoli, il giovane gambiano vendeva vestiti nella baracca in cui si è sviluppato il rogo. Gli investigatori stanno compiendo accertamenti sulla effettiva identità della vittima e per individuare le causa dell’incendio che potrebbe essere nato a causa di un corto circuito partito da uno dei tantissimi allacci abusivi alla corrente elettrica che si trovano nella baraccopoli.