Un gioco d’azzardo da cui dipende la tenuta del Governo. Che la Lega sa di non poter far cadere. “Almeno fino all’approvazione della manovra 2019”, si sussurra nei corridoi di Palazzo Chigi. Sebbene sul caso del sottosegretario leghista, Armando Siri indagato per corruzione, Luigi Di Maio e Matteo Salvini continuino a darsele di santa ragione.
La sorte del consigliere economico della Lega è appesa al faccia a faccia che avrà lunedì prossimo con il premier Giuseppe Conte al rientro dalla Cina. Una questione che, al di là dei risvolti giudiziari dell’inchiesta, è tutta politica. M5S e Lega si sono spinti molto in là nelle rispettive prese di posizione. E c’è un solo modo per uscirne: trovare un accordo che consenta ad entrambi di uscirne salvando la faccia. Tradotto: nessuno può far passare l’idea di aver ingranato la retromarcia a poche settimane dal voto.
Anche perché – riferiscono fonti governative qualificate- in questo momento non conviene ad alcuno provocare una crisi. L’obiettivo della Lega – si insiste – è di “resistere” e arrivare almeno all’approvazione della manovra 2019. Salvini, non ha alcuna intenzione di schiacciare il pulsante dell’autodistruzione: come spiegherebbe alla base di aver staccato la spina ad un Governo che gode ancora di altissima popolarità? Se ne riparlerà dopo l’approvazione della prossima legge di bilancio. Dovesse essere lacrime e sangue non gli converrebbe intestarsela da premier.