Piena campagna elettorale prima delle elezioni politiche del 4 marzo. In uno dei suoi tanti interventi, il leader della Lega Matteo Salvini, oggi ministro dell’Interno, affermava: “L’Italia ha un pregresso di 500mila clandestini e se non riusciamo ad espellerne più di 10mila l’anno ci mettiamo 50 anni a recuperare il passato”. Lasciamo da parte il conto semplicemente matematico dal quale si evince che anche se ci fosse una media annuale di 10mila rimpatri, comunque si arriverebbe a espellere solo 50mila persone nei cinque anni della legislatura, un decimo di quanto annunciato. E restiamo sulla promessa, più volte avanzata da Salvini e dai suoi sodali, di procedere a rimpatri di massa per “svuotare” l’Italia da migranti irregolari.
A tal ragione è stato finanche approvato il decreto Sicurezza che prevede per l’appunto un piano ben preciso per i rimpatri, tanto che il decreto prevede proprio l’istituzione di Centri permanenti per il rimpatrio (Cpr). La domanda a questo punto sorge spontanea: si starà viaggiando in linea con le promesse più volte fatte da Salvini oppure il ministro al di là delle tante parole è solo – per dirla con un noto film – chiacchiere e distintivo? Le cifre per risolvere l’arcano sono state fornite dallo stesso Salvini due giorni fa in risposta a un’interrogazione parlamentare presentata da Emanuele Fiano e da una discreta flotta di parlamentari Pd.
Uno dei quesiti formulati dai dem nel loro atto era proprio “quale sia il numero delle persone sprovviste di titolo regolare e la loro destinazione attuale e futura”. Domanda legittima cui, come obbligo parlamentare vuole, il ministro ha risposto. Tralasciamo la spocchia del ministro nella sua argomentazione (“Rispondo molto volentieri, perché i numeri evidentemente gli italiani li conoscono benissimo […] È curioso come i buoni causassero più morti rispetto ai presunti cattivi, forse evidentemente le parti erano invertite”) e arriviamo ai numeri. Dopo aver elogiato il decreto Sicurezza, in riferimento ai rimpatri il ministro specifica che innanzitutto “occorre distinguere tra rimpatri conseguenti a espulsione e quelli su base volontaria assistita”.
Riguardo a questi ultimi – quelli cioè che prevedono i tanto famosi accordi bilaterali su cui pare che il ministro si sia tanto mosso e speso – dal primo gennaio 2019 “ne risultano effettuati 1.283”. E, come spesso accade, sui numeri si può giocare come meglio si vuole. Da inizio anno sono trascorsi circa 100 giorni. Ergo: sono stati rimpatriati 12,83 migranti ogni giorno. Immaginiamo che si mantenga questo trend. Quanto tempo impiegherebbe il ministero dell’Interno a direzione leghista a rimpatriare i 500mila irregolari (peraltro una stima per difetto) presenti in Italia?
Se la matematica non è un’opinione (e non lo è) ci vorrebbero 38.971 giorni circa; cioè 106 anni. Difficile pensare che le sbandierate promesse leghiste di questo passo trovino soddisfazione. Ma c’è di più. Perché, secondo una rivelazione dell’Ispi (Istituto Studi Politica Internazionale), il decreto Sicurezza, per via dell’abolizione del permesso di soggiorno umanitario, dovrebbe portare a un aumento di irregolari: dai 530mila del 2018 passeremo a 670mila nel 2020. Ergo: gli anni diventerebbero 143.
Ma la ciliegina sulla torta deve ancora arrivare. Come sottolineato nella replica in Parlamento dallo stesso Fiano, a fronte della media di 12,83 rimpatri al giorno, l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha fatto sul fronte rimpatri molto meglio. “Le segnalo – ha detto il parlamentare dem intervenendo in Aula – che questo è un peggioramento di cinque unità e mezzo rispetto all’anno precedente, il 2018, nel quale l’Italia, tra il suo mandato di Governo da giugno e quello precedente del Ministro Minniti, ha avuto una media di rimpatri di 18 al giorno, quindi sta peggiorando”. E tanti cari bacioni a Salvini e alle sue promesse da piazza.