La ricerca affannosa di almeno 23 miliardi di euro per evitare di dover alzare l’iva potrebbe spingere la Lega e il Movimento 5 Stelle studiare soluzioni non convenzionali, come la legalizzazione delle prostituzione e delle droghe leggere. Il percorso politico è ancora in fase embrionale ma ai piani alti del Movimento 5 Stelle si ragiona sul fatto che entrambi i partiti concordano sul fatto che clausole di salvaguardia sull’iva devo essere disattivate perché non è percorribile l’idea di alzare il prelievo fiscale sui cittadini, come è parimenti impraticabile la reintroduzione delle tasse sulla prima casa.
Meno che meno l’idea di una patrimoniale o di prelievo forzoso dai conti correnti. Certo, una lotta seria all’evasione fiscale potrebbe risolvere quasi tutti i problemi di finanza pubblica del nostro Paese (il Def appena approvato la quantifica in 73 miliardi l’anno) e sarebbe assolutamente congeniale alla vecchia guardia del Movimento 5 Stelle, ma molto meno per l’area governista. Ma per la Lega è una soluzione assolutamente indigeribile. Così se non si vogliono alzare le tasse, resta la spending review, ma oltre a essere molto difficile da applicare, fa perdere voti.
A questo punto, se non si vuole puntare tutto sul gioco delle tre carte, spostando il prelievo fiscale da un parte all’altra nella speranza che i cittadini non se ne accorgano (con le opposizioni che non vedono l’ora di azzannare il Governo Conte su una cosa del genere) o ripristinare la stagione dei trucchetti contabili con Bruxelles, resta una sola possibilità. Creare per legge un mercato, che secondo uno studio della Banca d’Italia del 2012, vale circa 10 punti di pil l’anno, cioè 170 miliardi. E’ questa, infatti, secondo il documento pubblicato dall’Istituto da guidato da Ignazio Visco sull’economia sommersa in Italia, la dimensione complessiva del mercato della droga e della prostituzione nel nostro Paese.
Certo non tutti questi soldi si trasformerebbero in entrate per lo Stato, ma secondo stime realistiche, dalla legalizzazione della prostituzione potrebbe emergere un gettito erariale di circa 1,8 miliardi ogni anno e altri 8 miliardi potrebbero arrivare dalla liberalizzazione delle droghe leggere. Oltre alle entrate ci sarebbero poi da considerare le minori spese sostenute dallo Stato per la repressione dei crimini legati alle droghe leggere, forze dell’ordine, magistratura e carceri. Che possono essere quantificate in circa 500 milioni l’anno.
La questione da scogliere è tutta politica visto che il partito di Matteo Salvini non vuole le legalizzazione delle droghe, mentre quello di Luigi Di Maio è contrario a intervenire sulla prostituzione. Ma con questi buchi di bilancio, c’è chi ragiona sul fatto che se entrambi i partiti digerissero il pezzo di legalizzazione che non gli piace, si creerebbe lavoro sottraendolo alla criminalità organizzata e lo Stato ci si farebbe ricco. Ora bisogna aspettare per vedere se l’ideologia prevarrà sulla concretezza.