Tanto si è discusso nei giorni scorsi dei ricchi stipendi degli europarlamentari, complice la proposta presentata al Senato dal tesoriere Pd, Luigi Zanda, che vorrebbe equiparare le retribuzione dei parlamentari italiani a quelle degli europei, di fatto alzando l’esborso pubblico. Meno male – verrebbe da pensare – che nessuno abbia mai proposto di equiparare gli stipendi di senatori e deputati nostrani a quelli dei commissari europei. Già, perché gli assegni che ogni mese Jean-Claude Juncker e compagni portano a casa è ancora più alto. Col risultato che solo nel 2019 per mantenere l’organo esecutivo dell’Ue i contribuenti hanno sborsato 12,6 milioni di euro.
Se volessimo fare un conto complessivo di quanto ci è costata la Commissione Ue nel giro degli ultimi cinque anni solo per retribuzioni, rimborsi e benefit vari dei 28 membri, ecco che si arriva alla cifra monstre di circa 63 milioni. Una montagna di soldi che, legittimamente, dovrebbe spingere chiunque a chiedersi quali risultati abbia raggiunto la Commissione negli ultimi anni. Ma, al di là di quanto fatto o non fatto, i numeri restano numeri. E, come si sa, sono argomenti testardi. Il presidente Juncker, per dire, secondo quanto specificato nel regolamento che determina “gli emolumenti dei titolari di uffici pubblici di alto livello dell’UE” approvato nel febbraio 2016, riceve il 138% dello stipendio del funzionario con più alto grado della Commissione.
A conti fatti – e come denunciato dagli europarlamentari M5S pochi giorni fa – parliamo di una cifra pari a 27.436,90 euro al mese. In pratica, se consideriamo solo lo stipendio al di là di tutti i vari rimborsi, più del triplo di quanto intasca al lordo il tanto odiato eurodeputato. E qui coi conti è facile sbizzarrirsi. In un solo anno Juncker avrebbe intascato più di 390mila euro. Nel giro di cinque anni 1,6 milioni di euro. Non male. Ci sono, poi, tutti gli altri. A cominciare dall’alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini che, sempre secondo la denuncia dei pentastellati, riceverebbe al mese poco meno di Juncker: 25.845,35. Cioè 310mila euro all’anno. Cioè 1,5 milioni nel giro di cinque anni. Poco meno i 5 vicepresidenti: Valdis Dombrovskis e tutti gli altri portano a casa 24.852,26 euro al mese. Ci sono, infine, i 21 commissari che ricevono, per il loro lavoro, un assegno di 22.852,26 euro al mese cadauno.
Le cifre hanno un che di clamoroso. Basti pensare che, numeri alla mano, le sole retribuzioni equivalgono a una spesa di circa 7 milioni. A tutto questo, come detto, si aggiungono rimborsi vari. Un esempio su tutti: i commissari hanno a disposizione un plafond di 1.500 euro al mese per le spese di rappresentanza. Ma non è tutto. Perché, com’è giusto che sia, anche le varie missioni a cui i commissari sono chiamati sono ovviamente coperte. Ed è curioso andare a vedere dove Juncker & co. sono andati, a fare cosa e, soprattutto, quanto hanno speso. Nella maggior parte dei casi parliamo di piccolissimi rimborsi e di spese più che morigerate. Ma ce ne sono alcune che non possono che catturare l’attenzione.
Come, ad esempio, quella riferita alla Mogherini (e rinvenibile sulla sua pagina personale) che, dal 5 al 7 novembre, è stata a Montreal per alcuni incontri ministeriali. Le spese di viaggio in quel caso ammontano a 10.540,17 euro. Non è finita qui. Accanto ai ricchi stipendi e rimborsi, infatti, esattamente come per gli europarlamentari, anche i commissari hanno diritto alle cosiddette “indennità transitorie”, in sostanza una sorta di “scivolo” d’oro che ricevono alla fine del loro mandato per una durata di due anni. Secondo il bilancio del 2019, parliamo di una torta di altri 682mila euro per Juncker e compagni.