da New York
Massimo Magliaro
Undici mesi fa si tenne a Ginevra una Conferenza internazionale sulla Siria. Obiettivo: trovare la via della pace per un Paese che costituisce uno snodo essenziale per la stabilità del Medio Oriente. Da quel 30 giugno 2012 praticamente non è cambiato nulla. Anzi. Ci si accinge ora a varare un’altra Conferenza di Ginevra e i dati militari, diplomatici e mediatici sono ampiamente cambiati rimettendo in discussione il copione che sembrava scritto: via Assad e Siria ai ribelli. Insomma l’ennesima primavera araba. Non è più così.
L’Occidente spiazzato
E non solo perché il 68 per cento dei cittadini americani (sondaggio Gallupp rivelato dal “New York Times”) e il 76 per cento dei cittadini britannici (sondaggio Opinium rivelato dal “Times”) sono radicalmente contrari ad un intervento militare dei rispettivi Paesi ma anche perché, siamo sempre ai sondaggi, la NATO ha rivelato che il 70 per cento dei siriani sta con il regime. Ce lo ha raccontato l’”International Herald Tribune”. Ma perché è scoppiato il problema delle forniture di armi e/o di effettivi agli uni o agli altri. Sicchè si andrà alla Conferenza con la notizia che la Russia sta onorando il contratto siglato nel 2010 con la Siria per le fornitura di missili SS-300, anche se il ministro della Difesa israeliano, gen. Moshé Yaalon, si è affrettato ad assicurare che quei missili non saranno operativi prima del 2014. Il che vuol dire che se Israele volesse effettuare raids aerei lo potrebbe fare entro Natale. Poi sarebbe un bel problema. Gli SS-300 sono infatti efficaci missili antimissile e ottimi intercettatori di aerei in volo. Quando il Segretario di Stato Usa John Kerry tornò il 7 maggio dall’incontro con il suo omologo russo, Serghei Lavrov, riferì ad Obama altri elementi riservati, fornitigli da Lavrov, sulla presenza crescente dei miliziani di Al Qaeda in Siria. Prove inoppugnabili.
Il pericolo fondamentalismo
Sarebbe dunque curioso che il Paese che ha tolto dal mondo Bin Laden possa oggi aiutare i suoi fanatici eredi che stanno operando con le armi per creare il Califfato predicato dal loro fondatore e leader. Anche ieri il premier turco Erdogan ha gridato il suo allarme per le armi occidentali che potrebbero finire nelle mani di Al Qaeda che sta lentamente mettendo piede anche nel suo Paese avviato verso una islamizzazione graduale. Allarme lanciato anche dal premier iracheno Al Maliki. D’altra parte l’atteggiamento più drastico in tutta questa faccenda è quello tenuto dalle petromonarchie del Golfo, tutte sunnite, guidate dal Qatar che si è candidato a fare il leader del mondo islamico sia sul piano degli investimenti finanziari all’estero sia sul piano degli aiuti militari ai Paesi in ebollizione. A questo fronte si oppone in qualche modo un altro fronte, composto da Usa, Israele e Unione europea (eccetto la Francia) che accusa gli oppositori di Assad di non essere democratici, almeno tutti. Testualmente dicono: non siete laici ma portatori di un nuovo rischio fondamentalista. La Conferenza di Ginevra, se e quando si farà, insomma più che portare la pace in Siria rischia di far emergere alcune verità:1) la primavera araba, quella gran ventata d’aria fresca e destabilizzante che investì quasi tutti i Paesi arabi, sta finendo; 2) la probabile sconfitta del fronte anti-sciita; 3) l’elezione, al posto dell’Europa, della Russia a protettrice dei cristiani d’Oriente e delle minoranze in Siria. Un bel capolavoro, non c’é che dire.