Un cambio di passo. Ma, soprattutto, un mutamento di strategia. Inaugurato con la netta presa di distanze dal Forum della famiglia di Verona e proseguito, negli ultimi giorni, con l’offensiva lanciata da Luigi Di Maio proprio sul tema della famiglia. Dagli incentivi per baby sitter e pannolini alle agevolazioni per le rette degli asili nido, dai tagli all’Irpef per chi ha più figli a carico agli aiuti per le giovani coppie sull’acquisto della prima casa.
Temi scelti non a caso secondo più di qualcuno. Non manca chi, d’altra parte, lo considera un messaggio chiaro per marcare le differenze tra l’idea (“medievale”, l’aveva definita lo stesso Di Maio) di famiglia della Lega e quella dei Cinque Stelle. E che riflettono la nuova linea, costruita su due piani paralleli. Il primo sostanziale: riportare il Movimento al centro dell’iniziativa del Governo e della maggioranza. Proprio come accaduto ieri a Montecitorio con l’emendamento M5S, proposto dalla relatrice Stefania Ascari e approvato all’unanimità, che introduce nel disegno di legge sul Codice Rosso la norma sul revenge porn.
Il secondo formale: non esitare a fare la voce grossa e ad alzare i toni, se necessario, per stoppare sul nascere tutte le proposte della Lega irricevibili, contratto di Governo alla mano. “Consideriamo il dialogo e il gioco di squadra sempre il benvenuto, ma non siamo più disposti ad abbassare la voce e a far finta di niente di fronte alle uscite dei nostri alleati, ultimamente sempre più frequenti, che più che consolidare la maggioranza sembrano tese a distruggerla”, spiegano a La Notizia dagli staff M5S. Citando, come esempi, solo i casi più recenti. A cominciare proprio dal Codice Rosso. Un provvedimento condiviso dai ministri della Giustizia, Alfonso Bonafede, e della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno.
“Ma è bastata la proposta del Movimento di integrarlo con un pacchetto di norme antiviolenza sulle donne e sui minori che, per metterci il cappello, la Lega rilanciasse con l’iniziativa, non condivisa, della castrazione chimica (ieri l’emendamento è stato ritirato, ndr) pur sapendo a priori che non avrebbe mai ottenuto l’assenso del Movimento”. O lo stesso Forum della famiglia di Verona: “Ad andarci è stata la Lega e non il Governo”. Per non parlare del titolo di apertura in prima pagina di Repubblica di lunedì scorso: “Salvini, qui comando io”. Che non è passato certo inosservato tra i vertici dei Cinque Stelle.
Al punto da indurre Di Maio a chiedere al collega vicepremier una smentita, poi arrivata in due riprese (“Sono cassate…”, “Comandano gli italiani, comanda il contratto”). Un episodio che è solo l’ultimo sul quale il leader M5S è intervenuto a muso duro, negli ultimi giorni, per rimettere in riga l’alleato. “Insomma, la Lega è avvertita. Sappia che d’ora in poi il Movimento non si farà problemi ad intervenire, anche con toni decisi, di fronte a sparate non condivise o che deviano dalle clausole del contratto di Governo. E ogni volta che dovesse accadere lo diremo in maniera netta e chiara”, ribadiscono dagli staff. Un cambio di linea, peraltro, accolto positivamente tra le truppe parlamentari dei Cinque Stelle. Erano in molti, del resto, a chiedere a Di Maio una svolta proprio in questa direzione.
Ma non è tutto. Entra nel vivo, in parallelo, anche il confronto sulla riforma delle regole interne del Movimento annunciata dallo stesso Di Maio al termine dell’ultima tornata elettorale regionale. Per domani pomeriggio è stata fissata, alla Camera, la prima riunione dei deputati e dei senatori M5S per iniziare ad affrontare il tema della riorganizzazione interna con il coinvolgimento degli iscritti su Rousseau. In ballo ci sono, tanto per cominciare, le modifiche già anticipate nelle scorse settimane. In primis, la deroga al limite dei due mandati per i soli consiglieri comunali e il tema delle possibili alleanze, sempre a livello locale, con liste civiche legate al territorio.