Aspi era a conoscenza che i report riguardanti la sicurezza di cinque viadotti autostradali erano falsati. Sono queste le conclusioni dell’inchiesta bis, nata dalle indagini sul crollo del ponte Morandi di Genova, culminata a fine gennaio nell’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone tra tecnici e ingegneri di Spea e alcuni vertici del tronco pugliese di Autostrade.
Le ultime novità riguardano l’iscrizione nel registro degli indagati per falso anche di Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale delle manutenzioni di Autostrade, da poco trasferito ad altro incarico, e dell’amministratore delegato di Spea Engineering, la società controllata del gruppo Atlantia che si occupa delle manutenzioni, Antonino Galatà.
L’inchiesta riguarda altri cinque viadotti in stato critico tra cui il ‘Paolillo’ in Puglia, il ‘Pecetti’ e il ‘Sei Luci’ a Genova, il ‘Moro’ in A14 e il ‘Gargassa’ in A26. Secondo i militari del primo gruppo della Guardia di Finanza di Genova, il gruppo avrebbe ‘edulcorato’ le relazioni sullo stato dei viadotti controllati. Per l’accusa, in certi casi, i report erano quasi routinari e quindi non corrispondenti al vero stato dei viadotti. La circostanza era emersa nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo di Ponte Morandi.
In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report “talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea, indagato nella inchiesta principale sul crollo del Morandi e in questa seconda indagine) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri”.