Il gioco può riuscire una volta, magari due. Ma dopo il voto in Abruzzo, in Sardegna e, da ultimo, in Basilicata, governata ininterrottamente dal Centrosinistra negli ultimi 24 anni, godere delle disgrazie altrui per nascondere le proprie lascia il tempo che trova. Se due indizi fanno una prova, del resto, figuriamoci tre. E’ un po’ quello che, dall’inizio di questa tornata di elezioni amministrative, sta facendo il Partito democratico: continuare a battere sulla presunta crisi del Movimento Cinque Stelle – presunta, visto che resta la prima forza politica in Basilicata e la seconda in Abruzzo – per nascondere la propria. Una crisi che neanche l’avvento del nuovo corso di Nicola Zingaretti è riuscito ad arrestare.
E neppure l’espediente del bicchiere mezzo pieno, sollevato dal neosegretario dem per brindare al 33,1% totalizzato dalle sette liste del Centrosinistra in Basilicata, rende meno amaro il calice del misero 7,8% rimediato dalla lista Comunità democratiche nel cui simbolo è stato affogato quello del Pd. Pur volendo confrontare le mele delle ultime Politiche con le pere delle Regionali, imbottite di liste civiche locali improponibili (e quindi imparagonabili) su base nazionale, i presunti voti persi dai Cinque Stelle non sono stati certo recuperati dal Partito democratico. E Zingaretti farebbe bene a riflettere su questo dato: nel passaggio delle consegne dal vecchio corso renziano al nuovo, gli elettori dem non hanno percepito, o magari non hanno capito, cosa sia cambiato davvero nel Pd.
Dubbio legittimo in un partito il cui segretario sceglie il pellegrinaggio sui cantieri del Tav per decantarne i benefici (fino a prova contraria superati dai costi) come primo atto del suo mandato. Affidando il cambiamento del nuovo corso ai soliti noti: da Gentiloni presidente a Zanda tesoriere. Non esattamente il nuovo che avanza. “Adesso dobbiamo costruire questa lista nuova e un programma di un grande rinnovamento, nelle prossime ore e giorni presenteremo il logo e anche i punti più salienti contenuti nel programma per voltare pagina. Quello di cui c’è bisogno è riunire, rinnovare e allargare”, promette soddisfatto Zingaretti per il verdetto della Basilicata: “Conferma che l’alternativa a Salvini e al centrodestra siamo noi”. Ma allargare a chi? A LeU e +Europa? Insieme al Pd valgono il 25-26%. E rinnovare come? Senza prendere le distanze dal renzismo anche alle Europee i dem rischiano di brindare con un altro calice di amaro lucano.